ROMA - Se lo scontrino è uguale, così come il prezzo segnato sullo scaffale, vuol dire che i costi della vita non sono aumentati? In teoria potrebbe sembrare così, in pratica, se c'è di mezzo la "sgrammatura", no. C'è un nuovo metodo che i produttori alimentari e di prodotti come cura e igiene per la casa utilizzano per scaricare l'aumento dei costi sui consumatori, senza dirlo in modo esplicito.
In Italia, appunto, si chiama "sgrammatura", un termine che fa capire di che cosa si parla. Nel mondo anglosassone si chiama "shrinkinflation".
In pratica, i prezzi restano uguali, ma diminuiscono le quantità, del 5%, 10% o 20%. Ovvero: se prima con una cifra si comprava un pacco di un determinato peso, adesso se ne compra uno più leggero. Quindi, ne serviranno di più.
Per fare un esempio pratico, la Barilla vende la sua pasta "Al Bronzo" da 400 grammi allo stesso prezzo applicato sino a poco fa al pacco da 500 grammi. Dunque, per consumare la stessa quantità serviranno più confezioni. E quindi i costi salgono.
Ma spesso non si presta attenzione a dettagli come le quantità dei pacchi, o almeno lo fanno solo i più precisi. Tutti gli altri rischiano di essere rassicurati dal fatto che la spesa totale non aumenta, salvo poi rendersi conto che dovranno acquistare più spesso. E a questo punto, indagando un po', comprenderebbero che si tratta di "sgrammatura".
Sempre restando all'Italia, la applica anche la Ferrero. Che però, come anche Barilla, adduce a un cambio di formati, più pratici. Stando a Financial Times, nei pacchetti di patatine Doritos ce ne sono cinque in meno, i rotoli di carta igienica Cottonelle sono più corti di 28 fogli, così come si è ridotto il contenuto dei bagnoschiuma Dove.
In questo modo, i rincari vengono fatti pagare ai consumatori senza renderlo evidente. Una sorta di inflazione occulta.
Il Codacons nella vicina Penisola ipotizza una violazione delle norme del Codice del Consumo e ha presentato esposti all'Antitrust e a 104 Procure di tutta Italia.