BERNA - Il tasso di inflazione annuale in Svizzera è salito al 3,3% su base annua a gennaio. Una lettura così alta non si registrava da settembre dello scorso anno. Le attese del mercato erano per un +2,9%, rispetto al 2,8 del mese precedente. A dimostrazione che in Svizzera l’inflazione è più permanente di quanto si potesse pensare, e dal settore energetico si sta propagando, come un’onda, ad altri settori.
Stando ai dati pubblicati lunedì dall'Ufficio federale di statistica, a pesare sul portafoglio sono il costo di cibo e bevande analcoliche (5,6% vs 4,0%), quello di bevande alcoliche e tabacco (2,2% vs 1,7%) abbigliamento e calzature (3,5% vs 2,2%), abitazione ed energia (5,1% vs 4,2%) e ricreazione e cultura (1,9% vs 1,8%), tutti settori che hanno conosciuto ulteriori rincari. Per contro, in calo i costi per la manutenzione della casa (5,2% vs 5,7%), i trasporti (4,7% vs 5,3%) e i ristoranti e gli alberghi (2,6% vs 2,7%), mentre l’inflazione è rimasta stabile per la salute (a -0,4%) e l’istruzione (a 0,3%). Su base mensile, i prezzi al consumo sono cresciuti dello 0,6% a gennaio, dopo un calo dello 0,2% a dicembre, e rispetto alle previsioni del mercato dello 0,4%.
Nonostante questi dati poco incoraggianti, la Svizzera rimane un’isola relativamente felice nello scenario internazionale. L’inflazione di Eurozona, in gennaio, si è attestata su un +8,5% mentre negli Stati Uniti – in dicembre – era al 6,5%.
Le cause non sono solo da ricondursi all’energia. La stagflazione legata all'energia (situazione nella quale sono contemporaneamente presenti nello stesso mercato sia un aumento generale dei prezzi - inflazione - sia una mancanza di crescita dell'economia in termini reali -stagnazione economica, ndr) è stata “come un sasso buttato in uno stagno le cui onde sono gli incrementi dei prezzi degli altri settori energetici, a partire dagli alimentari”, spiegano gli esperti.
Questo fa si che la spinta inflazionistica, soprattutto dove l’economia tira, non si esaurirà immediatamente, ma proseguirà per un certo tempo.