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Boom di suicidi, "la depressione, quell'annullamento totale della volontà, una landa conficcata nel costato. Può capitare a chiunque, basta stigmatizzare questa bestia nera"
Dopo i dati allarmanti dei giorni scorsi, pubblichiamo un incisivo appello sul "morso feroce, l'ossessione senza fine che non ti dà tregua e non si placa mai. È vista come un capriccio, e se rispondi ai canoni del successo sociale, non puoi averla: ma non è così!"
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di Cindy Martinoni*

Ho letto che in Ticino c'è stato un boom di suicidi quindi vorrei provare a togliere lo stigma alla depressione malattia che, nei casi più disperati, può portare alla morte.

Quando stai male, veramente male, non vuoi morire, vuoi solo smettere di soffrire e in quel momento, in quel contesto, la morte sembra essere l'unica via d'uscita. La depressione è considerata una malattia di serie B e, anche tra i depressi, c'è chi è più " giustificato ": se hai subito un grave lutto, la gente ti capisce. Se sei finito nel baratro dell'esclusione sociale, pure.

Se però ti chiami Gianluigi Buffon, Chester Bennington o Robin Williams no, le persone non ti capiscono. Perché se rispondi a tutti i canoni del presunto successo sociale - come se la ricetta per una vita perfetta fosse una lista di ingredienti - non ti puoi concedere il lusso di un disturbo mentale. No, la depressione non se ne va quando strisci una carta di credito.

Sì, la depressione è ancora stigmatizzata. È vista alla stregua di un capriccio o di un bisogno di attenzioni. Le persone che ne soffrono, spesso - per ovvie ragioni - la sottacciono ( una concorrente del Grande Fratello Vip è appena stata denominata " una depressa del c---o che senza le chicche non si alza nemmeno dal letto ", per dire). Non sempre ci si accorge che una persona a noi cara ha la " bestia nera ".

I depressi sono persone intelligenti e nella stragrande maggioranza dei casi, in grado di discernimento e raziocinio. La maestra dei nostri figli potrebbe soffrire di depressione. O il nostro direttore di banca, la cameriera simpatica, il politico che abbiamo votato, la nostra parrucchiera, il nostro medico o il nostro vicino di casa. La malattia mentale, spesso, non si vede. Il cliché del pazzo furioso è appunto un cliché. Il 10% della popolazione soffre ( o ha sofferto ) di un disturbo mentale. Una persona su 10. Direi che possiamo rompere i tabù, no?

La depressione è la malattia della volontà, è la sua perdita totale, il suo annullamento e chi non è mai entrato in questo antro infernale non può comprendere che cosa sia un'ossessione senza fine, che non ti dà tregua e non si placa mai. Non può capire che cosa sia una landa che ti si conficca nel costato, un coltello che ti scalca il cuore, un punteruolo che te lo trafigge e lo fa a brandelli. Non può capire che cosa sia l'indifferenza elevata all'ennesima potenza, l'apatia per antonomasia.

Chi non conosce questo morso feroce non sa che anche un depresso può avere dei giorni buoni e dire che la sua depressione è una cazzata perché la settimana prima stava bene ed era a Parigi è da bastardi ignoranti. Dobbiamo farlo sentire in colpa per cosa, esattamente? Per essersi divertito a Parigi o per stare male ora?

La depressione c'è, esiste ed è in mezzo a noi. Può capitare a chiunque,anche a te che hai due palle così! Ignorarla non serve a nulla se non a far sentire i malati più soli. Più in colpa. Più esclusi. Con un epilogo finale che può sfociare in tragedia.

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