CRONACA
Un allevamento azzerato. Cos'è la malattia di Newcastle, o Psuedopeste aviaria? Eziologia di un virus che uccide nel 90% dei casi, se causato dai ceppi più virulenti
Terribili i sintomi che colpiscono gli animali contagiati, da quelli respiratori alla paralisi. Per l'uomo il rischio è minimo: di solito si tratta di addetti ai lavori che lo prendono per contatto diretto, ma causa solo congiuntivite e gonfiore dei linfonodi. Mentre per gli uccelli non c'è quasi scampo
LUGANO – Un intero allevamento di galline di fatto azzerate: tutti gli animali dovranno essere soppressi, e l’allevatore si troverà di fatto senza nessuna bestia. È la prima conseguenza dei casi di malattia di Newcastle riscontrati in un allevamento del Luganese.

Oggi pomeriggio la Polizia riferirà meglio, ma non si sono volute rilasciare troppe informazioni per evitare anche che curiosi si rechino all’allevamento. Infatti, in due fasce, di 3 chilometri e di 10 chilometri, verranno limitati il passaggio di animali e umani, per il rischio di contagio.

Infatti, la malattia di Newcastle, chiamata anche Pseudopeste aviaria, terribile nei suoi sintomi, è altamente contagiosa. Cosa comporta? Prima di tutto, i volatili colpiti iniziano a produrre meno uova, oppure deformate, con gusci mancanti. Soffrono di diarrea, febbre, apatia, ma il peggio sono i disturbi respiratori, i quali possono essere talmente gravi da portare alla paralisi delle zampe, della ali e al collo che si torce. Inoltre, ci sono disturbi nutrizionali, aumento della temperatura corporea, sonnolenza e sete. Spesso inoltre gli animali infetti stanno seduti in angoli bui col becco aperto, respirano con fatica e starnutiscono spesso. I sintomi sono simili a quelli che si verificano con l’ipetermia, ma a volte la morte può avvenire anche quasi senza disturbi.  Il virus viene diffuso durante il periodo d'incubazione,durante la fase delle manifestazioni cliniche, per un certo periodo limitato,durante la convalescenza. Si ritrova nell'aria espirata,negli essudati emessi attraverso le vie respiratori, oltre che nelle feci.

La gravità della malattia può variare a seconda del ceppo virale: l virus fa parte del genere Avulavirus, famiglia delle Paramyxoviridae. Per la gravità si divide in tre ceppi virali. Il primo è quello dei velogeni, così chiamati perché provocano rapidamente la morte degli embrioni di pollo utilizzati in laboratorio; in natura sono responsabili di malattia ad alto tasso di mortalità (la malattia di Newcastle vera e propria). Poi vengono i mesogeni, che  provocano una malattia respiratoria a bassa mortalità e infine i lentogeni, con sintomi respiratori lievi o addirittura infezione asintomatica. Nel primo caso, purtroppo, la mortalità è altissima, tra il 90% e il 100%. Esistono vaccini ma da nessuna parte si parla di possibili cure una volta contratto il virus.

E per l’uomo?

Come spiega sul suo sito l’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria, “le infezioni nell’essere umano sono rare e riguardano solitamente avicoltori, personale di laboratorio e veterinari. Il contagio avviene per via aerea o attraverso la congiuntiva dopo il contatto diretto con pollame infetto, soprattutto polli. I sintomi sono congiuntivite monolaterale o bilaterale e, spesso, gonfiore dei linfonodi preauricolari”.

Ogni caso sospetto riscontrato va comunque segnalato. Non solo le galline ne possono essere soggette, bensì anche oche, anatre, piccioni, uccelli ornamentali e selvatici

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