MILANO – Benj e Fede, Frank Matano, Clio Make Up, tanto per fare alcuni esempi: si tratta di YouTuber che poi sono passati a fare altro. Ve ne sono anche molti che utilizzano la piattaforma per sponsorizzare la loro attività e farsi conoscere. E ancora, c’è chi è scappato perché i guadagni sono crollati.
Quello di YouTube è un mondo variegato, abitato da moltissime tipologie di persone. Parlare banalmente di influencer semplifica troppo un concetto ampio, dove per influencer non si può immaginare solo chi si fa i selfie di fronte al tramonto. Ai tempi, per esempio, quando la Città dei Mestieri creò una serata dedicata a questo mondo, si scatenò la polemica, ma l’obiettivo era anche mostrarne la complessità. Della serie: non è tutto oro quel che luccica. Non si creda che sia semplice diventare milionari con due scatti.
Per esempio, a quella conferenza erano presenti Shanti Winiger e Nik Antik. Lei continua la sua attività sui vari social, sognando da sempre la recitazione, e dopo 8 anni di YouTube a fine anno scorso ha annunciato che non pubblicherà più a cadenza regolare ma quando penserà di avere qualcosa da dire, nonostante le “regole” direbbero di essere regolari. Un segno che c’è voglia di cambiamenti?
Stando a dei dati riportati anche da noi nelle scorse settimane (leggi qui), in Italia per guadagnare uno stipendio da YouTube servirebbero quasi 6 milioni di visualizzazioni l’anno, in Danimarca 12 e in Svizzera 15,4. Numeri che, con un giro di opinioni tra chi sulla piattaforma c’è davvero, trovano conferma: in Italia servono un paio di video a settimana con mezzo milione di visualizzazioni ciascuno per vivere bene: sono pochi quelli che ce la fanno.
YouTube ha conosciuto un’espansione e poi un crollo. Inizialmente c’erano pochi creators e quando gli sponsor, in primis molte compagnie di investimenti, hanno cominciato a pagarli, si guadagnava bene. In Italia si parlava di 1 euro ogni 1'000 visualizzazioni. In tanti hanno capito le potenzialità e hanno iniziato a creare canali. Ciascuno aveva qualcosa da dire? No, ma si era capito che sovente bastava pubblicare l’incidente del video shock per raccogliere visualizzazioni e dunque soldi. Un periodo d’oro. Che è finito quando alle aziende che investivano qualcosa è andato storto. Non volevano pagare per video di scarsa qualità ed è partito un fuggi fuggi generale, che ha portato gli incassi a 30 centesimi di euro ogni 1'000 visualizzazioni. Da un incasso di 2’00’ euro mensili per un buon creators si è passati a circa 500.
E a questo punto, anche gli YouTuber sono fuggiti. Alcuni si sono trasferiti su Patreon, piattaforma dove si deve pagare per sostenere chi si vuole seguire. Altri hanno scelto Twich, che al momento va per la maggiore. Permette incassi con abbonamenti e live. YouTube si sta adeguando, ma inevitabilmente ha perso un po’ il treno: nella vicina Penisola, a vivere largamente di video sono poche persone, qualcuno incassa come un operaio. Insomma, altro che guadagni milionari.
Resta l’uso di YouTube come un mezzo. Tanti conquistano la fama grazie ai video e poi vivono di ospitate e comparsate, dalla tv ai centri commerciali. Mostrano i loro libri e i loro prodotti. Due esempi sono Clio Make Up, appunto, oltre a Frank Matano, che ora fa l’attore.
Un mondo attivo è quello dei fitness influencer, che parlano di come curare alimentazione e fisico. E vendono schede di allenamento: il loro guadagno è sostanzialmente lì. Qualcuno riesce a vendere dalle 50 alle 200 schede mensili, arrivando a guadagnare dai 5mila ai 15mila euro al mese.
Insomma, YouTube, e lo dicono molti businnes coach, può rientrare in una strategia più ampia capace di coinvolgere vari social e di creare una strategia digitale organica. Ma difficilmente fa sbarcare il lunario o ancora più difficilmente permette di vivere da nababbi, tra Dubai e la neve di Cortina.