POLITICA
"Aumentare l'insegnamento del tedesco in Ticino", ecco la ricetta di Pamini per frenare l'aumento dei frontalieri
Per il deputato, i vantaggi sarebbero tre: "favorire l'insediamento di società tedesche, aumentare la permeabilità del mercato transalpino, rendere meno sostituibile la manodopera con quella italiana"
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BELLINZONA – I frontalieri aumentano: come fermarli? Ecco la ricetta di Paolo Pamini, che con la sua consueta modalità, ovvero un’opinione pubblicata da un quotidiano (questa volta il Giornale del Popolo) propone la sua ricetta. In che cosa consiste? Sostanzialmente, nell’aumentare l’insegnamento del tedesco in Ticino.

"Lo sappiamo tutti: il francese lo studia il ticinese che vuole con poco sforzo un'altra lingua nazionale, ma rimane un dato di fatto che in Svizzera si fa politica e business in tedesco, nei suoi dialetti, e sempre più in inglese", scrive il deputato di AreaLiberale. Ma da 800 anni il Ticino interagisce principalmente con Milano e Zurigo,  non con la Svizzera Romanda.

Aumentare l’insegnamento del tedesco, passando addirittura per l’introduzione di alcune lezioni in lingua, migliorerebbe per Pamini il mercato del lavoro e la piazza finanziaria. Non basta più, infatti, concentrarsi sul mercato locale come si è fatto. "Al di là di misure regolatorie, essenzialmente di natura protezionistica come quelle che stanno emergendo attorno alla concretizzazione dell'iniziativa popolare Prima i nostri, avremmo in realtà una soluzione a portata di mano: aumentare massicciamente il ruolo della lingua tedesca." Insomma, “Prima i nostri”, in un modo o nell’altro, torna sempre nei discorsi..

Al di là di ciò, per il deputato di AreaLiberale, un massiccio insegnamento del tedesco avrebbe fondamentalmente tre vantaggi: “favorire l'insediamento in Ticino di gruppi internazionali e di società svizzero-tedesche; aumentare ancor più la permeabilità del mercato del lavoro transalpino, visto che presto l'area economica di Zurigo disterà meno di 2 ore di treno dal Sottoceneri e rendere meno sostituibile la manodopera locale con quella proveniente dall'Italia”.

Un indirizzo di studi che trarrebbe vantaggio dal tedesco, e da cui dunque si potrebbe partire, è quello alberghiero, ovvero “la Scuola superiore alberghiera e del turismo, i cui studenti non hanno scuse per non voler padroneggiare le due importanti lingue se hanno serie ambizioni professionali nell'ambito del turismo in Ticino”. A fianco del tedesco, infatti, Pamini mette anche l’inglese, per un mercato sempre più globalizzato.

Una strategia che potrebbe fermare i frontalieri? Difficile dirlo, ma aumentare le competenze linguistiche, in questo caso verso un idioma che ricopre una particolare importanza in Svizzera di sicuro non sarebbe un male.

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