Politica
22.07.2017 - 15:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
I conti in tasca alla politica. Righini è l'unico presidente "stipendiato", Bertoli il Ministro che paga di più, e i gadget... Il Mattino costa meno degli altri settimanali
Il PPD una volta dava un contributo al presidente ma ora non può più, i Verdi (come i socialisti) hanno la tessera però fanno lo sconto a giovani e disoccupati. Bignasca paga la segreteria leghista, inaspettati i costi di comunicazione
BELLINZONA – Quanto costa la vita politica di un partito, e quali sono i costi? I tempi sono cambiati, e complici crisi economica e disaffezione alla politica, reperire i fondi è sempre più difficile.
Tanto più che fra i partiti ticinesi solamente il PS e i Verdi hanno una tessera che va pagata: 55 franchi l’anno per i primi, 60 franchi annui ridotti a 15 per studenti e disoccupati per i secondi. Come fare, dunque?
Esistono i gadget, è vero, che sono sempre un tocco di simpatia. Il PLR produce penne, spille e cover per lo smartphone, la Lega felpe, bandiere del movimento e della Svizzera e libri, i socialisti puntano su ombrelli, saponette e vino, l’UDC sta pensando a cosa introdurre.
Insomma, ciascuno si finanzia come può. I costi maggiori sono quelli di comunicazione, come rileva oggi un interessante articolo di confronto del Corriere del Ticino. A spendere di più per il proprio settimanale, 430mila franchi annui per Popolo e Libertà, è il PPD, seguito dal PLR: 309'550 franchi vanno all’anno per Opinione Liberale. E il Mattino, il settimanale politico probabilmente più conosciuto e certamente più diffuso? Non costa molto, meno rispetto ai due casi citati: 240mila franchi. Il PS invece ha appena chiuso “Confronti” e per la comunicazione investe 60mila franchi all’anno.
Il quotidiano ha anche interpellato i presidenti di partito per capire come si finanziano. Il quadro che emerge è una difficoltà generale, e gli introiti maggiori sono dati dalle diarie dei deputati e da qualche soldo inviato dal membri dei piani alti. I liberali, spiega per esempio Caprara, calcolano un contributo, in base all’imponibile, per i loro membri del comitato cantonale. Ma non sono obbligati a versarlo, mentre il 55% del finanziamento arriva dal gruppo parlamentare. Qualcosa di simile avviene col PPD, i cui membri di comitato “quando chiedono la partecipazione ricevono una cedola e possono versare un contributo libero”.
Attilio Bignasca afferma che la segreteria necessaria alla Lega viene pagata dalla sua famiglia, e conferma l’avversione verso le tessere, che imporrebbero di “fare il congresso, organizzare le date, mettere d’accordo tutti perfino sul colore della carta intestata”. Esiste comunque un contributo libero.
Il Partito Socialista, come detto, incassa 55 franchi annui di iscrizione da parte degli aderenti. Il partito ha comunque deciso, sottolinea Righini, di non accettare “finanziamenti da organizzazioni; scelta questa che ci piace perché libera da una serie di condizionamenti. Siamo autonomi e autosufficienti: non chiediamo aiuto alle aziende ma ci appoggiamo sulla buona volontà degli iscritti”. E pazienza se dunque certe spese durante le campagne elettorali non potranno essere sostenute.
Per Marchesi, presidente dell’UDC, si sta andando verso una realtà in cui i cittadini sostengono i progetti e non i partiti tout court, e cita l’esempio di “Prima i nostri”. Per i Verdi, l’80% delle entrate corrisponde a quanto versato dai membri del gruppo parlamentare, anche se sul 10% delle diarie che essi dovrebbero dare al partito ci sono, da anni, scontri.
A quanto corrispondono queste cifre? Sempre stando al Corriere del Ticino, Manuele Bertoli dà al suo partito 12mila franchi annui, Paolo Beltraminelli 5mila, Christian Vitta 4mila. Non si conosce invece il contributo di Norman Gobbi e Claudio Zali, poiché Bignasca non intende svelare cifre finché non sarà definita la questione relativa alla cassa pensione dei Ministri. Per quanto riguarda i deputati, i liberali danno 2'000 franchi a testa più il 5% del gettone, i leghisti 1'200 franchi, i pipidini 3'000 franchi, i socialisti 4'500, i democentristi 3'000 franchi e i Verdi uguale più il 10% del gettone.
Insomma, vedendo queste cifre, si potrebbe dire che far politica costa. Vero, i Consiglieri di Stato sono stipendiati, e sul loro compenso spesso vi sono polemiche, mentre i deputati sono di milizia e ricevono un gettone.
I presidenti, invece? Il loro impegno, si sa, è spesso gravoso, come responsabilità e tempo messo a disposizione, e non sempre è facile trovare chi si mette a disposizione. Il PPD. Ha detto Dadò, una volta dava un contributo finanziario, ora non può più permetterselo. In fin dei conti, l’unico partito a “pagare” il proprio condottiero è il Partito Socialista, con Righini che incassa 1'000 franchi al mese. I liberali prevedono un rimborso spese, mentre tutti gli altri si impegnano gratis.
Tempi duri, insomma, anche per i partiti.