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23.03.2018 - 09:150
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

"Lo status quo sarebbe un autogol". PLR, PPD e Lega unite a favore della riforma fiscale, Pagani spiega perché. "La votazione dirà in che direzione andremo"

I rappresentanti dei tre partiti si affiancano a personalità della vita civile. "Può dar fastidio che, in caso passasse il referendum, cadrebbero anche le misure sociali, ma si voleva progredire non solo da una parte bensì in vari settori: famiglie, cittadini-contribuenti e aziende"

BELLINZONA - A sostegno della riforma fiscale che sarà votata dal popolo il 29 aprile, si è formato un comtiato interpartitico, di cui fanno parte anche rappresentanti della vita civile. A livello partitico, vi sono Lega, PPD e PLR con rispettivamente, Michele Foletti, Giorgio Fonio e Giovanni Pagani.

È quest'ultimo, su un testo pubblicato da Opinione Liberale, a spiegare come sarà "una votazione importante per il Ticino, in quanto darà l’indirizzo generale del cantone nei due ambiti, sociale e fiscale, per i prossimi anni. Due ambiti fondamentali per le famiglie, i cittadini-contribuenti, le aziende e, in generale, per il lavoro nel nostro cantone".

"Questa riforma è la prima tappa del percorso di rinnovamento della fiscalità e del sostegno sociale, affinché il nostro cantone rimanga al passo con i tempi, in una società che evolve e si trasforma in continuazione. Evidentemente ci sono interessi diversi a dipendenza del proprio punto di vista, ma lo “status quo” sarebbe un autogoal per tutti", è convinto.

Anche se non è in votazione, Pagani parla del lato sociale della riforma. "Sul piano sociale, ci sono necessità sempre più sentite dalla popolazione verso la famiglia e verso la conciliabilità tra lavoro e famiglia. Non rispondere a queste mutate esigenze sarebbe un errore da parte dello Stato. Le misure introdotte spaziano da un aumento del sostegno ad asili, a dopo-scuola, a familiari curanti, al contenimento delle rette per gli asili e all’introduzione di un assegno parentale. Ritengo particolarmente interessante un elemento della riforma: non è lo Stato a finanziare tali misure, ma sono le aziende che, ben comprendendo le esigenze dei propri dipendenti, sono disposte a far la loro parte".

Ma, appunto, bisognerà esprimersi sul pacchetto fiscale. "La componente fiscale della riforma si concentra sia su aspetti in cui siamo particolarmente penalizzanti rispetto agli altri cantoni, che su puntuali misure per attrarre aziende innovative. Attualmente stiamo perdendo buoni contribuenti ed aziende a causa della fiscalità ben più pesante che in altri cantoni. La riforma non mira al dumping fiscale con massicce riduzioni delle imposizioni, ma ad un allineamento della fiscalità alla media svizzera. Le misure introdotte hanno lo scopo di mantenere in Ticino, e possibilmente incrementare, non solo il gettito fiscale ma anche i posti di lavoro qualificati".

Regalo ai ricchi? A suo avviso, assolutamente no. "È un passo per portare del benessere a tutto il cantone".

"Come ultima riflessione: può dar fastidio che il Parlamento abbia deciso che entrambe le componenti della riforma entrino in vigore contemporaneamente, ossia che se il referendum dovesse passare e di conseguenza la riforma cadere, anche le misure sociali non vedrebbero la luce. Durante le discussioni sia commissionali che parlamentari, ha prevalso la forte volontà di progredire in entrambe i campi chiave per il Ticino, a favore non di una parte soltanto, ma delle varie componenti della società: famiglie, cittadini-contribuenti e aziende. Per questo motivo questa riforma, talvolta chiamata “riforma della simmetria dei vantaggi”, è stata largamente appoggiata dal Gran Consiglio, da sinistra a destra, con un numero molto esiguo di contrari, 10 deputati sull’intero Parlamento", termina- 
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