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14.05.2018 - 15:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Dalla mafia allo studente, tra norme, permessi e buona fede, Quadranti: "magari passando da qualche individuo problematico, il terrorismo potrebbe far spesa da noi"

Il deputato liberale si era già chinato sul tema delle armi, sentendosi rispondere che le normative in vigore sono sufficienti, sebbene "maggiori controlli sui collezionisti d'armi non sarebbero guastati". Ora lo riprende, chiedendo lumi su come il 19enne della Commercio sia giunto in possesso del suo arsenale

BELLINZONA – Prima i mafiosi, ora un 19enne che per poco non ha compiuto una strage alla Commercio a Bellinzona. Matteo Quadranti aveva già interrogato il Governo sul tema delle armi, il quale “rispose il 20 marzo 2013 ritenendo sostanzialmente che le normative in vigore fossero sufficienti pur riconoscendo che, ad esempio, maggiori controlli sui collezionisti di armi non sarebbero guastati”.

“L’arresto del diciannovenne per l’ipotesi di reato di atti preparatori per assassinio, sub. omicidio, ripropone il tema relativo alla facilità di acquistare, risp. entrare in possesso di armi visto come a casa del giovane sia stato reperito un arsenale con una ventina di armi e vari proiettili (per i dettagli si rinvia ai Comunicati di Polizia). Vero è che il giovane è stato fermato prima che potesse eventualmente mettere in atto il disegno criminoso che gli viene imputato, ma ciò non è avvenuto grazie ai meccanismi di autorizzazione o controllo previsti dalla Legge sulle armi quanto piuttosto dai segnali emersi nella scuola e sui social network. Sta di fatto che il giovane era riuscito a procurarsi numerose armi. Lo scrivente non sa se le armi o parte di esse siano state acquistate richiedendo le relative autorizzazioni e qualcosa non ha funzionato, risp. i controlli non sono quelli adeguati, oppure se egli le ha ottenute per altri canali e in tal caso vuol dire che la Legge sulle armi non è in grado di impedire in modo sufficiente pregnante che delle armi circolino, o vengano importate, nel nostro territorio”, scrive il liberale.

In teoria, alcuni tipi di armi richiedono la certificazione, mentre altre, quelle da fuoco, possono essere acquistate solo con un permesso della Polizia e se si adempie ad alcuni punti, ovvero non aver commesso reato sulla violenza e non rappresentare un pericolo per sé stessi e gli altri. Se il giovane avesse o meno questi permessi, oppure come abbia fatto ad aggirarli, lo stabilirà l’inchiesta.

Ma Quadranti è preoccupato, ammette che la maggior parte delle persone interessate adempie agli obblighi, però è altresì vero che qualcuno riesce a sfuggire alle norme. “È piuttosto verosimile che chi si trovi sotto curatela o rappresentato da un mandatario, oppure chi possa dare motivo di ritenere che si esponga a pericolo sé stesso o terzi o ancora chi sia iscritto al casellario giudiziale in ragione di una condanna per reati che denotano carattere violento o pericoloso o per crimini o delitti commessi ripetutamente non passerà per la via formale volta ad ottenere una autorizzazione tramite l’autorità cantonale”, rileva, facendo notare come “a quanto pare dei negozi svizzeri, in passato recente, hanno rifornito mafiosi e ndrangheta. Di questo passo, passando magari anche da qualche individuo problematico, il terrorismo potrebbe pensare di far spesa nel nostro Paese”.

E chiede al Governo:

"1. Dove vennero vendute armi e munizioni a quello studente?
2. Chi ha venduto tali armi al giovane studente ha rispettato la LArm e in particolare anche l’obbligo di diligenza previsto dall’Art. 18 OArm?
3. Il giovane studente ha acquistato in Italia? Se sì come le ha importate (tramite quale valico controllato o non controllato)? Quali controlli attuare alle dogane?
4. Quali misure vennero prese o si ritiene di dover prendere ulteriormente dopo questo episodio, per controllare la detenzione di armi da fuoco anche dopo l’acquisto?
5. Quali misure, al di là delle sanzioni penali previste ad es. agli art. 33 e segg. Larm,ritiene di adottare nei confronti di chi ha venduto armi e munizioni?
6. Quali misure concrete intende adottare per garantire nel Ticino il rispetto delle norme sulla vendita di armi di fuoco?
7. Se ritiene che presumere la buona fede o l’assenza di motivi contrari alla vendita o che certe autodichiarazioni da parte degli acquirenti siano sufficienti?
8. Quali misure sono in essere o quali sono quelle che si intendono adottare ad esempio per controllare i poligoni di tiro privati (e commerciali) esistenti sul territorio dove si possono anche acquistare o noleggiare armi e munizioni?
9. Quali misure concrete sono previste o immaginabili per controllare l’acquisto di armi online?
10. Quali misure di prevenzione e informazione si ritiene di poter implementare e dove?"
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