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13.11.2018 - 10:300

D'Urso scende in campo. "Vorrei un PS che parla alla pancia della gente. Fossi leghista sarei deluso..."

Il direttore del Movimento Artistico Ticinese ha detto sì alla proposta del PS. "Mi auguro che a breve ci sia un solo partito per i progressisti. Ma sottolineo che il MAT è apolitico e laico"

LUGANO – Mirko D’Urso ha deciso: scende in campo. La Commissione Cerca del PS lo ha contattato, e lui dopo averci riflettuto ha detto sì. “Se il partito confermerà la mia candidatura, sarò pronto ad affrontare questa bella sfida. Con i miei pregi e miei difetti”, ci spiega il direttore del MAT, che senza peli sulla lingua come sempre, ci racconta perché ha scelto di candidarsi. 

Come mai ha deciso di mettersi in gioco?

“Seguo la politica nazionale e internazionale da quando sono piccolo. Mia madre è una giornalista RP e fin da piccolo sono cresciuto a pane e telegiornale. La passione politica è quindi sempre stata molto radicata in me, ma il desiderio di mettermi direttamente in gioco è nato solo negli ultimi mesi dopo che molti amici e conoscenti, apprezzando la mia schiettezza e la mia trasparenza, mi hanno suggerito di espormi politicamente in prima persona. Ci ho riflettuto tanto perché ovviamente non è una decisione facile da prendere. Vuoi per il lavoro che faccio, vuoi perché inevitabilmente la campagna elettorale mi impegnerà parecchio e dovrò sacrificare tempo famigliare”.

Quanto successo al MAT ha influenzato la sua scelta?

“Non direttamente. Mi spiego: ho sempre detto che il MAT è un centro di formazione apolitico e laico dove ogni insegnante ha le proprie idee e la propria fede. Lo sottolineo ancora una volta perché è importante che questo messaggio passi. Poi che il direttore del MAT possa avere le proprie idee politiche è tutt’altra storia e anche questo aspetto credo sia giusto rivendicarlo. Non capisco perché il Direttore di un centro artistico dovrebbe stare “attento” a fare politica perché potrebbe rischiare di penalizzare la propria attività, quando praticamente tutti i nostri politici hanno ovviamente un lavoro che svolgono regolarmente. Chi avvocato, chi sindacalista, chi imprenditore, chi direttore di banca. In questi anni di battaglia legata dapprima al discorso inerenti alle mancati sovvenzioni per la nostra rassegna teatrale al Foce (che da due anni è organizzata in collaborazione con Luganoinscena) e successivamente legata al nostro spazio, sono venuto a contatto direttamente con la politica del nostro Cantone e del Comune di Lugano con la quale mi sono dovuto confrontare e relazionare. Ammetto che molti aspetti di questa politica non mi sono piaciuti. Poca trasparenza, poca sincerità. Il vero motivo di questa scelta è però da ricercare nel periodo storico che l’intera Europa (e non solo) sta vivendo in questi anni, dove il vento populista di destra soffia sempre più forte e dove razzismo e forme di intolleranza sono sempre più tangibili nella nostra quotidianità, Ticino compreso”.

La cultura sarà il suo tema forte? E che altri argomenti le stanno a cuore?

“Sono sempre stato ambizioso, quindi il mio intento è sicuramente quello di fare una buona votazione, ma non credo di avere molte possibilità di poter essere eletto in GC. Prima di tutto perché non ho esperienza attiva in politica e poi anche perché abito nel luganese dove ci dovrebbero essere molti nomi forti in lista, quindi l’elezione sarà ancora più difficile. Detto ciò, qualora le cose dovessero andare diversamente, vorrei poter essere utile per cercare di sistemare molti aspetti che a livello culturale cantonale non vanno, secondo me, bene. Eliminare ad esempio tutti i conflitti di interesse che ci sono all’interno delle commissioni e delle sottocommissioni, investire sulle compagnie teatrali e di danza, sui gruppi musicali e sugli artisti meno noti dando loro la possibilità di crescere ed emergere anche al di fuori del nostro territorio (e per fare questo bisogna conoscerli questi artisti, seguirli), inserire la formazione teatrale anche all’interno del programma scolastico cantonale (attraverso dei progetti finanziati dal Cantone). Ci sono poi tanti temi cari al PS cantonale (e nazionale) per i quali sono pronto a lottare. Dal salario minimo dignitoso alla parità salariale, dal limitare i premi di cassa malati al massimo del 10% del reddito disponibile delle economie domestiche alla richiesta per una maggiore trasparenza nel finanziamento della politica”.

Qual è stato sinora il suo rapporto con la politica?

“La politica è tutto quello che ci circonda, giornalmente. La politica, che ci piaccia o no, influisce notevolmente sulla nostra quotidianità. Per questo motivo non condivido la decisione di chi non va a votare, di chi non esprime una preferenza nelle urne, ma che poi continua imperterrito a lamentarsi. Se non voti, non dovresti lamentarti. La scusa del “non voto perché non mi rappresenta nessuno” o del “tanto sono tutti uguali” non è ammissibile. Vuoi esprimere una protesta al sistema “politica”? Benissimo, allora vota scheda bianca.
O altrimenti non lamentarti e accetta quello che ti viene “imposto”. Se penso che il 50% della popolazione ticinese non vota, mi arrabbio. Abbiamo la fortuna di vivere in una nazione particolarmente democratica (su certi temi delicati talvolta pure troppo) e buttiamo al vento la possibilità di poter dire la nostra. Il principale obbiettivo della politica ticinese (mi riferisco a tutti i partiti) è certamente quello di far abbassare l’astensionismo di 10-15 punti percentuali nei prossimi 5-10 anni”.

Come giudica l'operato dei politici in genere negli ultimi 4 anni?

“Un giudizio sull’operato della politica cantonale negli ultimi 4 anni? Chi ha le mie idee politiche non può ovviamente dire che siano stati 4 anni proficui. Troppi scandali, alcuni dei quali gravi che in qualsiasi altra parte d’Europa avrebbe portato a delle dimissioni.
Il problema è che in Ticino, qualsiasi cosa accada, alla fine (politicamente parlando) non è mai colpa di nessuno. Nessuna responsabilità oggettiva. Nessuna ammissione di colpa. Caso mai si parla di negligenza. Se poi fossi un elettore leghista sarei ancora più deluso di quanto fatto, o meglio non fatto dal mio partito, perché in tutta sincerità continuo a vedere la Lega come partito che agisce come un partito di opposizione e non come partito che ha la maggioranza relativa a livello cantonale. Tra le tematiche che stanno a cuore ai leghisti non mi sembra che i risultati del loro operato siano proprio da incorniciare. Basti pensare che i tanto vituperati frontalieri che hanno dato spunto a tanti slogan e cartelloni elettorali, negli anni dove la Lega è partito di maggioranza sono cresciuti del 15% circa”.

Cosa le piace e cosa no del PS attuale?

“Sono di sinistra e mi auguro che a breve ci possa essere un unico partito (o movimento che dir si voglia) che rappresenti le persone che hanno idee progressiste in Ticino. La divisione “interna” alla sinistra cantonale è negativa. Se aggiungiamo che poi esiste anche una sorta di divisione interna al PS, la cosa è preoccupante. È lampante che ci siano in questo momento due “correnti” all’interno del partito e negarlo sarebbe ridicolo. C’è chi vorrebbe un partito maggiormente di sinistra, come ad esempio Fabrizio Sirica (il candidato al Consiglio di Stato che sosterrò attivamente) e chi, politicamente più vicino a Bertoli, che agisce strizzando forse più l’occhio all’elettorato di centro o che in ogni caso agisce come partito di governo e non come partito di opposizione. Non avere avuto una decisione univoca in occasione del referendum sulla riforma fiscale, ha fatto sì che ad essere premiati e agevolati, ancora una volta, siano state le grosse imprese e le persone ricche. Una sconfitta per il PS. Io credo che il partito debba tornare ad essere un partito popolare (non populista), un partito vicino ai lavoratori, vicino a chi fa fatica ad arrivare a fine mese. Un partito vicino a chi è debole, un partito che lotti contro la deriva razzista che sta contagiando sempre più la nostra società, un partito che lotti per far accogliere in Ticino chi scappa da guerre e persecuzioni, ma che sappia anche “condannare” senza se e senza ma chi riceve aiuti, ma si comporta in malo modo senza rispettare le nostre leggi.
Un partito che la smetta di essere sempre “politicamente corretto”, un partito che sappia parlare alla pancia della gente, che sappia sbattere i pugni sopra il tavolo quando è necessario. Questo è il mio auspicio”.

 

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