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27.11.2018 - 17:190
Aggiornamento: 17:37

Bühler analizza il voto. "Proiettarlo sulle federali sarebbe un errore grossolano"

Il vicepresidente democentrista: "certo che farei la firma ad un UDC al 33,8! A chi esulta dicendo che stiamo affondando, dico che abbiamo avuto la conferma che l'elettorato è solido"

LUGANO – La sconfitta sull’iniziativa per l’autodeterminazione è ancora fresca, ma l’UDC, come detto a caldo, non molla. In tanti si sono lanciati in analisi, parlando di un partito che non sa più parlare alla gente o di cui gli svizzeri sono stufi. Come la vedono invece i democentristi? Ne abbiamo parlato col vicepresidente Alain Bühler.
Avete potuto digerire e analizzare il risultato, come commentate ‘a freddo’?

“Non cambio idea rispetto a quanto detto domenica, la battaglia continua. Sul tema in votazione abbiamo incassato una sconfitta, non possiamo nasconderci. È stata una battaglia dura, serrata e aggressiva. Ma non è questo il momento di abbattersi. Passato il tema dell’autodeterminazione abbiamo già sul tavolo l’accordo quadro, la direttiva UE sulle armi, l’iniziativa per la limitazione. Da fare ce n’è ancora e non si molla. Continueremo a batterci per l’indipendenza e la sovranità della Svizzera”.

Vi aspettavate una sconfitta con queste proporzioni?

“Sapevamo che non era facile. Era un “tutti contro l’UDC”. A livello nazionale ci siamo dovuti scontrare con un esercito di associazioni e in Ticino non era differente la situazione. Il nostro Cantone è comunque tra quelli dove la proposta ha raccolto più consensi, ma è una magra consolazione. Ovvio che se qualcuno si azzardasse a proiettare quanto successo domenica sulle prossime elezioni federali farebbe un errore abbastanza grossolano.”

In effetti, parecchi l’hanno vista come ‘due terzi della popolazione ha votato contro l’UDC’, concorda?

“Abbiamo visto personaggi in giubilo dichiarare che l’UDC sta affondando, a queste persone val la pena far notare che la base dell’UDC ha sostenuto l’iniziativa e che un 33,8% alle prossime federali del 2019, per noi sarebbe un risultato da festeggiare. Questa domenica abbiamo avuto la conferma che il nostro elettorato è solido”.

E come legge il voto ticinese? È tra i migliori risultati della Svizzera eppure, rispetto alla percentuale nazionale, in Ticino siete un po’ meno votati in quanto partito…

“Il passato è passato. In questi anni abbiamo ottenuto i nostri successi, pensiamo al referendum contro “La scuola che verrà” e a “Prima i nostri”, temi che vedono l’UDC in prima linea. Per quanto riguarda il voto di domenica in Ticino, ha prevalso la paura seminata dai contrari. Ad ogni modo una rondine non fa primavera e noi non ce ne staremo certo con le mani in mano da qui ad aprile”.

Pierre Rusconi ha detto che l’UDC sta diventando un partito che parla in modo troppo difficile e non alla pancia della gente, che dunque deve tornare come prima. Cosa dice?

“L’UDC nazionale, in quest’occasione, ha deciso di prendere in contropiede gli avversari facendo una campagna molto più soft e “yellow”. Se sia la causa o meno della disfatta è una questione che va sicuramente analizzata soprattutto in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. A titolo puramente personale, preferisco l’UDC “non-moderata”.”

Qualcuno ha invece affermato che la Svizzera è stufa dell’UDC…

“Rispondo come prima. Se crede che un UDC al 33,8% ha stufato la Svizzera, contento lui. Io su un risultato simile alle prossime federali ci metterei la firma”.

Ha citato tanti temi a livello federale ma fra poco c’è da pensare alle cantonali. Questo voto cambia qualcosa?

“Si va avanti. Sapevamo che era una tappa di percorso e non l’arrivo. Ora, per prima cosa, presenteremo la lista per il Consiglio di Stato al Comitato Cantonale in programma il 18 dicembre prossimo, tanto per cominciare”.

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