BELLINZONA – La “guerra dei semafori” sta entrando nel vivo, nonostante le feste natalizie. I promotori del referendum “Basta sprechi: no ai semafori sul Piano di Magadino” hanno iniziato a raccogliere le firme approfittando dei momenti aggregativi nelle varie piazze ticinesi. E hanno stilato un decalogo a sostegno della loro battaglia, che riportiamo in questo articolo.
Il controcanto è invece intonato dal deputato leghista Fabio Badasci, co-relatore del messaggio approvato dal Gran Consiglio per l’installazione di impianti semaforici che nelle intenzioni del Governo dovrebbero fluidificare il traffico sul Piano.
Il decalogo dei referendisti
1) Spreco di soldi pubblici: perché oggi ci troviamo ad investire 3,3 mio di franchi per dei semafori intelligenti quando fino a pochi anni fa gli esperti di riferimento davano quale soluzione ottimale per quella tratta la costruzione di rotonde? Stiamo parlando di ben 6 rotonde per un costo di oltre 10 milioni di franchi. Ora invece, senza che i parametri abbiano subito sostanziali modifiche - se non un ulteriore aumento dei veicoli in transito - sembrerebbero ritornare di moda i semafori, un tempo demonizzati in quanto causa di lunghe attese.
2) Più incidenti con i semafori rispetto alle rotonde: nel rapporto MEVISA dell’Ufficio prevenzione infortuni (UPI), le rotonde figurano, con le zone 30, zone incontro, corsie ciclabili e i limiti di velocità, tra le misure più usate e utili per migliorare la sicurezza stradale. Innumerevoli studi e verifiche effettuati da diversi ricercatori, in diversi Stati che hanno paragonato l'incidentalità nelle rotatorie con l'incidentalità degli incroci da queste rimpiazzate, ne cito solo alcuni. Uno studio del 2001 dell’IIHS americano «Insurance Institute for Highway Safety» ha documentato che nelle rotatorie avvengono 80% incidenti in meno rispetto ai tradizionali incroci con semafori. Il Canton Turgovia già nel 2008 ha pubblicato un’analisi su un campione di 6 rotatorie registrando una diminuzione di due terzi e in caso del 100% di incidenti. La provincia di Treviso ha registrato un dimezzamento dei decessi. Se ancora non bastasse si tenga presente che su quella strada un paio di chilometri più a est presso lo svincolo di Camorino abbiamo già un incrocio semaforizzato, classificato dall’USTRA come un HOT SPOT nazionale per livello di incidenti.
3) Le parole non dette: perché il Cantone non ha mai parlato con l’Ufficio federale delle strade (USTRA) di questo progetto di semaforizzazione quando è risaputo che proprio l’USTRA diventerà proprietario di questa strada dal 1. Gennaio 2020? Il mancato coinvolgimento se non sospetto è quanto meno strano. Voci di corridoio dicono che questa misura sarebbe una buona giustificazione per l’USTRA per ritardare ulteriormente la realizzazione del collegamento veloce.
4) La soluzione stradale definitiva: l’unica vera soluzione non sono né i semafori né le rotonde, ma semmai il collegamento veloce. La politica cantonale al posto di perdere tempo e sprecare risorse dovrebbe concentrare le forze - anche grazie alla Deputazione ticinese a Berna – per velocizzare i tempi di realizzazione del collegamento A2-A13.
5) Il trasporto pubblico: se per il collegamento stradale veloce si parla di 2030, l’alternativa ferroviaria sarà in funzione a partire del dicembre 2020. Infatti, con l'apertura della galleria di base del Ceneri saranno dimezzati i tempi di percorrenza tra il Sopra- ed il Sottoceneri. Come riferisce lo stesso Governo ticinese si prevede un raddoppio di passeggeri tra Bellinzona e Locarno (da 4'000 a circa 8'000 utenti/giorno) e un quadruplicamento della domanda per le relazioni tra il Locarnese ed il Sottoceneri (da 1'400 a ca. 6'000 utenti al giorno). Che vuole dire dagli attuali 6’000 si passerà a 14’000 pendolari al giorno sul TILO e conseguente diminuzione del traffico stradale.
6) Cifre farlocche: secondo il Governo – citiamo - “il traffico aumenta inesorabilmente (2,8% annuo dal 2011 al 2013), fino a raggiungere la saturazione.” Quando in realtà (Statistiche traffico TI): dal 2011 al 2017 c’è stato un aumento di 1,65 %, media 0,27%/anno, quasi un decimo di quanto esposto!
7) Più traffico sull’altro lato del Piano di Magadino: crea grande preoccupazione il rischio concreto di un inevitabile cambio d’abitudine di una buona parte degli automobilisti: infatti, alla luce di questi nuovi “dosatori di traffico”, gli automobilisti, proveranno l’alternativa, ovvero la tratta parallela sull’altro lato del Piano di Magadino, che come sappiamo è già abbondantemente collassata.
8) Maggiori disagi per la popolazione locale: nel migliore degli scenari sarà soprattutto la popolazione locale a pagar dazio visto che saranno sistematicamente incolonnati a causa dei semafori. Curioso, tra l’altro, che le principali aziende e commerci della zona non siano nemmeno state interpellate. Certo, non c’è un obbligo ma è verosimilmente utile per convenire soluzioni condivise che spostano l’attenzione anche sul traffico lento e sul trasporto pubblico.
9) Test con semafori provvisori: molti cittadini si chiedono perché nessuno ha pensato di fare dei test con dei semafori provvisori in modo da comprovare che le ipotesi dimostrate con dei modelli di traffico siano reali. Sarebbe un modo poco oneroso per evitare un inutile investimento di 3,3 milioni di franchi.
10) Tempi di reazione al semaforo: a proposito di buon senso, quante volte si rimane fermi al semaforo perché il conducente dell’auto è intento a telefonare, a discutere con gli altri passeggeri oppure semplicemente ha la testa tra le nuvole? Ciò non può succedere con le rotonde che portano gli automobilisti ad essere più attenti.
Rotonde, semafori e colonne
di Fabio Badasci
Nei giorni scorsi è partita la raccolta firme per il referendum contro il credito di 3,3 milioni di franchi per velocizzare il tratto di strada che da Quartino porta all’entrata dell’autostrada a Camorino e i promotori, a cui riconosco l’astuzia nel depistare il cittadino, parlano solo di semafori anche se gli interventi alle carreggiate sono molto più incisivi.
Ma andiamo con ordine, come primo motivo per far firmare il referendum citano l’errore dell’aumento del traffico calcolato per la proiezione futura che non si tratterebbe del 2,8% ma stabile.
Troppo facile prendere un dato generale per smentire una proiezione che stima la diminuzione del tempo di percorrenza su questo tratto dal 30 al 50%. Chi conosce e percorre la strada sa benissimo che sul tratto incriminato il traffico è aumentato e molto più del 2,8% in quanto le costruzioni nuove sia abitative che artigianali, industriali e commerciali sono cresciute come funghi negli ultimi anni e queste attività sono grossi generatori di traffico anche solo interno.
Quindi già il primo punto adottato per contrastare il credito è forviante e non dimostra assolutamente niente. Simulare il comportamento del traffico non è facile è vero ma oggi abbiamo a disposizione programmi sofisticati e il collega Bruno Storni lo dovrebbe sapere che grazie alla tecnologia ha collaborato a portare vari satelliti fuori dalla nostra atmosfera.
Il progetto prevede di togliere le rotonde e inserire delle ampie preselezioni a 3 corsie per direzione nei punti più critici e più urbanizzati dando precedenza al traffico di transito, i semafori sono solo una minima parte del progetto ma questo i referendisti non lo dicono perché sanno che nella mente del cittadino il semaforo diventa rosso e il rosso oltre non essere più di moda ogni tanto ti blocca anche. Ma anche in questo caso se ne guardano bene dal raccontare tutto.
Si dice pure che i Comuni tra Gudo e Gordola saranno penalizzati perché l’automobilista sceglierà questa strada e non quella con i semafori, ma se i tempi di percorrenza si dimezzeranno con i semafori è un’affermazione che dà solo dello stupido all’automobilista ma non ha nessun fondamento logico.
Stesso discorso per i Comuni del Gambarogno, Contone in prima fila con attese al semaforo prima di immettersi nella via principale, però in realtà il tempo perso nell’attesa lo si recupera subito dopo se si diminuisce il tempo di percorrenza. Inoltre proprio i cittadini di questi Comuni sono gli ultimi che si devono lamentare in quanto, quando si è trattato di vendere i terreni edificabili a prezzi dal 300 al 700 volte più cari del franco al metro quadrato agricoli ereditati dai genitori, non si sono preoccupati che poi le attività avrebbero portato traffico. Non si può avere il soldino e anche il panino. Il territorio si è sviluppato e questo va bene a tutti, adesso adattiamo le vie di comunicazione al livello di urbanizzazione con un credito contenuto che non sarà comunque uno sperpero di denaro come affermano i referendisti.