LUGANO – Re Sbroja, forse per provocazione, forse per ironia, chi lo sa, ha scatenato un dibattito. Chiedendo di bandire il kebab a carnevale, ha risollevato il tema delle tradizioni locali e, indirettamente, dell’islamizzazione e del problema delle persone radicalizzate.
È corretto mettere, appunto, al bando un cibo che non è di tradizione cristiana e c’entra poco con le abitudini dei giorni carnascialeschi, dove imperano risotto e luganighe? In molti subito hanno detto che il Re era andato lungo.
Il Mattino ha riproposto il tema, e ha raccolto un coro quasi unanime: a Carnevale, e non solo, le tradizioni vanno rispettate.
“Le nostre tradizioni devono essere maggiormente preservate e non sacrificate in nome di un buonismo che ci toglie la nostra identità e mina le nostre radici. La storia recente dimostra che noi svizzeri abbiamo sottovalutato le conseguenze di molte decisioni che abbiamo preso, e ora ci tocca correre ai ripari. Per questo motivo dobbiamo stroncare sin da subito tutti i simboli e messaggi di odio islamici utilizzati per scopi politici e conquista territoriale, che mettono in pericolo le libertà altrui”, è decisa la candidata UDC al Governo Roberta Soldati.
Non poteva che concordare Giorgio Ghiringhelli, che della lotta all’islamizzazione ha fatto un punto fermo del suo credo. “Al di là della battuta satirica di Re Sbroja, penso che sia giustificato, anche dal punto di vista turistico I oltre che culturale, promuovere c difendere le tradizioni locali (comprese quelle gastronomiche), e ciò non solo in occasione del Carnevale. Altrimenti un giorno o l’altro il Rabadan sarà sostituito dal Ramadan, e allora addio alle luganighe e al Merlot... In certi Paesi europei la situazione sul fronte di quella che può essere definita una vera e propria “colonizzazione” islamica del nostro Continente ha già superato il punto di non ritomo”.
Giusto favorire le tradizioni locali, quanto meno a Carnevale. Dunque, via il kebab limitatamente a quei giorni, è l’opinione del gran consigliere leghista Nicholas Marioli. “Personalmente ritengo azzeccata la provocazione del Re Sbroja e condivido l’invito a mettere al bando il Kebab esclusivamente per quanto concerne il Carnevale. L’intento non è quello di limitare la libertà individuale (ci mancherebbe altro!), ma in una realtà multiculturale e globalizzata come la nostra, qualche puntuale rivendicazione in favore delle nostre usanze e culture è senz’altro importante e doverosa. La promozione delle tradizioni locali dovrebbe essere una priorità ed una prerogativa di chiunque, indipendentemente dal proprio colore politico e dell’ideologia del singolo. Purtroppo invece termini come “identità” e “sovranità” vengono puntualmente demonizzati e strumentalizzati dagli pseudo-buonisti che, a loro volta, si riempiono la bocca con proclami elettorali come “cittadini del mondo” e via dicendo”.
La campagna elettorale ha senza dubbio influito nella “levata di scudi” a favore del kebab e contro l’affermazione di Re Sbroja, ma non solo, sostiene Lelia Guscio, deputata sempre della Lega. “Io credo che Re Sbroja abbia espresso un pensiero condiviso da molti ticinesi, e cioè che durante il carnevale si debbano mangiare i nostri prodotti nostrani e non altre pietanze esotiche. La reazione degli esponenti politicamente corretti, non solo perché in campagna elettorale, non è tardata: le esternazioni di Re Sbroja sono razziste e il carnevale non va politicizzato. Forse non si sono resi conto che il carnevale non è uno Street Food Festival, ma piuttosto una tradizione svizzera e ticinese che non deve scomparire né tantomeno essere offuscata dall’influenza di altre culture”.
Di opinione diversa per contro il Municipale liberale Roberto Badaracco. “L’invito a promuovere e a difendere le nostre tradizioni e i cibi del territorio deve valere sempre, indipendentemente dal periodo del Carnevale, e lo condivido sicuramente. Il contesto era però quello sbagliato e l'invito ad escludere determinati cibi mi pare eccessivo. In un periodo giocoso e di festa non mi sembra opportuno lanciare proclami dal sapore politico o che comunque creano polemiche inutili. La satira carnascialesca sulla politica è cosa nota, ma qui si tratta di altro. Ciò detto ognuno è libero di mangiare le pietanze che preferisce, siano queste messicane, tailandesi o giapponesi. La proibizione di cibarsi di determinati piatti non appartiene alla nostra tradizione democratica”.
Prudente anche Fabio Schnellmann, gran consigliere del PLR. “Sono d'accordo che usanze e tradizioni locali vadano assolutamente salvaguardate. Considerate tuttavia le attuali tensioni a proposito dell’Islam, un po' di prudenza nel sollevare e divulgare certi argomenti sarebbe d'obbligo. È pur vero che le affennazioni del Re Sbroja vanno lette in un clima carnascialesco, e quindi il tutto va relativizzato ed inserito nel suo contesto. Infine... lunga vita alla luganiga”.