BELLINZONA – Adesso basta, tuonano i Verdi. Di scandali nel mondo della moda se ne sono visti abbastanza, con retribuzioni bassissime e turni di lavoro massacranti, aziende che ben poco in realtà portano al mercato del lavoro ticinese.
L’errore è stato del “Canton Ticino e in particolare il Dipartimento dell’economia, che ha deciso di investire molto nel settore della moda, dichiarando a più riprese che è un settore con le potenzialità di essere un traino economico per il nostro cantone. Purtroppo dietro le sfavillanti marche e le fumose promesse si nasconde un baratro di condizioni di lavoro indecenti per un paese come il nostro”, si legge nel testo introduttivo di una mozione. Un errore che è stato sottolineato anche nell’altrimenti positivissimo studio sull’economia cantonale presentato dal BAK Economics e dalla Camera di Commercio, con le dichiarazioni di De Puechredon“Direi che la moda non è un settore che nel medio termine contribuirà in modo importante al valore aggiunto”.
I Verdi vogliono dunque agire, spingi anche da alcuni servizi televisivi e radiofonici. “Un recente servizio di Falò ha permesso di contribuire a mettere in luce un complicato sistema di frode fiscale e di ammiccamenti e trattamenti di favore totalmente ingiustificati. La trasmissione radiofonica Modem inoltre ha di nuovo attirato l’attenzione sulle condizioni di lavoro offerte da questi giganti della moda: 15 franchi l’ora, metà dei dipendenti assunti da agenzie interinali, turni di lavoro massacranti”.
Quindi, si deve cambiare. Puntare sulla moda non è stata una carta vincente. “L’errore da parte delle autorità è dunque duplice: da una parte l’identificazione della moda come settore di punta, dall’altro l’ingiustificato trattamento di favore concesso alle gravi infrazioni commesse dalle grandi marche presenti sul territorio. Sono state attirate a colpi di sgravi aziende che si occupano solo di logistica e fatturazione pur sapendo che queste pratiche non erano più accettate a livello internazionale e diversi manager godevano dello statuto di globalista pur non avendo mai abitato in Ticino. Queste situazioni incresciose sono andate avanti per anni a causa dei mancati controlli che dipendono da una parte dalla mancanza di personale, ma dall’altra da una chiara strategia lassista per garantire ad alcuni comuni l’introito fiscale. Le istituzioni sono state complici degli inganni fiscali perpetuati ai danni di Francia e Italia, venendo meno al loro compito di controllo e sorveglianza”.
Inoltre, “i danni creati a livello di territorio e di distruzione del tessuto economico sociale ticinese sono evidenti e si chiede ora una dichiarazione di volontà da parte delle istituzioni a porvi rimedio”. Per i Verdi, troppo lassismo in nome delle entrate fiscali.
“Con la presente mozione chiediamo le seguenti modifiche per quanto concerne il piano direttore cantonale:
• La concessione di nuove licenze edilizie per attività che sfruttano una superficie superiore a5'000 m2 di territorio deve essere legata a criteri qualitativi esplicitamente espressi:
- una percentuale di almeno il 60% di posti di lavoro riservati ai lavoratori residenti.
- una regolamentazione chiara sulle retribuzioni e le condizioni di lavoro.
- Per le aziende che prevedono più di 50 dipendenti è indispensabile l’introduzione di piani di mobilità aziendale che devono essere sottoposti all’ufficio cantonale preposto e che abbiano obbiettivi ambiziosi per i propri dipendenti.
• Annualmente sia pubblicato un rapporto sull’impatto ambientale che la ditta sta avendo sul territorio cantonale con l’espressione di chiari obbiettivi di riduzione dell’impatto a scadenza annuale”.