BELLINZONA – Un ragazzino bullizzato, con i suoi carnefici che lo filmavano e si divertivano alle sue spalle. Mentre lui soffriva.
Quelle righe, scritte a corsivo, con un tono ingenuo ma pieno di dolore, colpiscono come una coltellata.
Tutto andava bene fino a quando un coetaneo, quindicenne come lui, ha cominciato a picchiarlo. “Con il passare del tempo diventavano più aggressivi, uno in particolare mi insultava, mi minacciava e mi picchiava tutti i giorni. Non parlavo mai coi miei genitori perché avevo paura”, si legge.
“A scuola stavo peggiorando, a volte non andavo per paura e stavo molto male. Molto spesso saltavo anche scuola perché avevo dolori causati da lui che mi picchiava sempre”. Un calvario durato un anno. “Dopo tanti mesi ho iniziato ad accettarlo, la vivevo come una cosa normale, però dentro stavo molto male”.
Il dolore psicologico si mischiava a quello fisico delle botte. Alla fine, il giovane finalmente parla coi genitori, da lì sono stati presi dei provvedimenti (non dice quali) e “mi sono sentito più al sicuro”.
A pubblicare la sconvolgente missiva è Giorgio Fonio, che sta battagliando per far sì che i cellulari a scuola restino spenti.
E riporta anche il messaggio della madre. “Non rileggevo la lettera di mio figlio da mesi. Fa sempre rabbia e sempre male. Ti tengo i pugni, alla fine non è solo la tua lotta ma anche la mia. Bisognerebbe divulgare il video, forse così riusciresti a sensibilizzare le persone”.
Il video di cui parla è quello del figlio picchiato e umiliato nei bagni della scuola, che gli aguzzini facevano girare. “Questo giovane frequentava una scuola media del Sottoceneri. Potrebbe essere uno dei nostri figli. Quando subiva queste cose veniva filmato dai compagni che condividevano tra di loro il “bottino”. È anche per giovani come Lui che è necessario modificare le regole sugli smartphone nella scuola dell’obbligo, come fatto in altre parti della Svizzera”, aggiunge Fonio.