BELLINZONA – Molti genitori erano scettici sulla riapertura, seppur parziale, delle scuole. Nei giorni che hanno preceduto la decisione, si erano levate voci contrariate e in diversi avevano tuonato che non avrebbero mandato i ragazzi in aula.
Ma a conti fatti, la maggior parte si è fermata alle intenzioni, dato che il 96% degli alunni ticinesi è tornata sui banchi. Qualcuno invece è rimasto coerente: è la storia di una nostra lettrice, che non aveva intenzione di mandare i figli a scuola per paura di un contagio ed è rimasta ferma nella sua decisione. Ad oggi, i suoi due figli, in età di scuola media, sono a casa e studiano a domicilio anche la parte che ai compagni viene insegnata in presenza.
L’ha piacevolmente colpita la collaborazione della scuola, una media del Sopraceneri. È bastata un’email in cui illustrava i motivi della sua scelta per sentirsi dire che la direzione comprendeva benissimo e che la decisione era “assolutamente legittima e fondata”.
La signora in questione sta crescendo praticamente da sola i figli, oltre ai due (avuti da un precedente matrimonio) che frequentano le medie ha una bambina di circa due anni e mezzo. Dopo svariati problemi col padre di lei, la famigliola ha ricostruito un equilibrio.
E qui subentra la sua paura. Se uno dei due ragazzi si ammalasse di Covid e la contagiasse, in caso di decorsi gravi, non saprebbe chi potrebbe occuparsi della bambina più piccola, dato che il padre non ne è in grado. Oltre a causare problemi di salute, dunque, si rischierebbe di rompere un’armonia faticosamente ricreata, andando a scapito della serenità dei tre ragazzi. La donna ha esposto nella sua email i suoi timori, precisando come durante il periodo di chiusura delle scuole la vita sua e dei ragazzi sia stata improntata all’assoluto rispetto delle norme per evitare un contagio.
La direzione ha accettato di buon grado.