BELLINZONA – Il rapporto di Giorgio Galusero a favore dell’iniziativa generica di Nicholas Marioli, ripresa poi dai colleghi di partito Omar Balli e Sem Genini, che chiedeva che il criterio di rimborso delle prestazioni assistenziali percepite negli ultimi dieci anni nella Legge sulla cittadinanza ticinese e sull’attinenza comunale dovesse essere inserito nella legge per le naturalizzazioni, ottiene la maggioranza risicata in Gran Consiglio e passa con 38 voti favorevoli, 32 contrari e 3 astenuti.
Se gli schieramenti sono abbastanza intuitivi (a votare no è la sinistra, ad appoggiare il rapporto favorevole alla mozione di Marioli è il centro-destra), in aula il dibattito ha regalato momenti scoppiettanti.
I mozionanti hanno spiegato che ottenere il passaporto svizzero deve essere considerato un onore, e che inserire questo nuovo criterio aumenterebbe questa percezione, oltre a combattere gli abusi.
Su questo termine si è discusso. Molti rappresentanti di sinistra hanno portato avanti il concetto del credere che gli stranieri siano a prescindere sfruttatori.
Pagani del PPD ha precisato come esisterebbero comunque le eccezioni, per persone per esempio malate, invalide o molto povere.
Poi, quando hanno preso la parola i rappresentanti di centro sinistra, i toni si sono accesi. Per Carlo Lepori per chiedere la naturalizzazione serve comunque avere il permesso C, il cui ottenimento ha precise e restrittive regole. Ha fatto notare come in Commissione i commissari sono stati avvertiti che si potrebbe dare il là a disparità di trattamento, essendo difficile verificare se qualcuno è stato a beneficio di prestazioni assistenziali in altri Cantoni. Poi ha attaccato: “Il tono di questa mozione dice che lo straniero viene a sfruttarci, ma in realtà gli stranieri sono quasi tutti poveri, poco pagati. È gente venuta a lavorare, a darci forza lavoro, che partecipano alla vita economica con fatica. E quando non c’è bisogno di loro vengono buttati fuori a pedate! Dico no, con indignazione a chi considera straniero uno sfruttatore e non qualcuno che lavora per noi”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Noi dei Verdi: “Non c’è solidarietà bensì il sospetto: l’altro viene visto come qualcuno che subdolamente vuole sfruttare il lavoro degli svizzeri. C’è una perdita di umanità”.
Per Arrigoni dell’MPS addirittura chi chiede il passaporto, “persone che spesso si sono spaccate la schiena”, sarebbero portate a accettare paghe indecenti pur di non incorrere in problemi che li obbligherebbero a chiedere l’assistenza, sarebbero di fatto costrette a non denunciare casi di mobbing o dumping salariale per non perdere il posto. “Oltre al danno, avrebbero le beffe. A ‘ndranghedisti, affaristi e faccendieri i permessi vengono dai in modo facile ma alla gente onesta si falciano le gambe”.
Ovviamente, favorevoli UDC e Lega.
Particolarmente forte, forse a sorpresa, anche la reazione di Natalia Ferrara, in fase di dichiarazione di voto: “Questa proposta manca di proporzionalità, si passa da tre a dieci anni. Vorrebbe dire abbassare la saracinesca della solidarietà. Abbiamo votato di far spegnere gli smartphone contro il bullismo, ma quanto siamo bulli coi poveri?”
Bombastico come sempre Pronzini: “Ricordatevi che la maggior parte di voi ha nonni o genitori senza passaporti eppure siete qui. Io darei la naturalizzazione a tutti i salariati e non ai padroni”.
Nonostante i messaggi forti, il centro destra ha portato a casa la vittoria. La palla ora passerà al Governo. Come qualcuno ha ricordato, l’iniziativa è generica e ora verrà elaborata.