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24.06.2020 - 14:420

"La normalità era il problema". Il post pandemia dell'USS, tra reddito di cittadinanza e meno ore allo stesso salario

L’Unione sindacale svizzera, sezione Ticino e Moesa (USS-TI) ha scritto una missiva al Consiglio di Stato e alla deputazione ticinese alle Camere. Tra le proposte, quella che il lavoro ridotto copra il 100% dello stipendio per chi guadagna meno

BERNA - La normalità? Non potrà e non dovrà più essere come prima della pandemia, perchè era proprio quella normalità ad essere un problema. Lo sostiene l’Unione sindacale svizzera, sezione Ticino e Moesa (USS-TI), che si rivolge al Consiglio di Stato e alla deputazione ticinese alle Camere federali tramite una lettera per sottoporre undici proposte volte a favorire un’uscita dalla crisi legata alla pandemia grazie ad una diversa politica economica, sociale e ambientale. Si tratta, in alcuni casi, del sostegno a proposte già formulate e in altri casi di nuove
piste che meriterebbero attenzione da parte degli attori ticinesi.

Secondo l'USS, "la crisi ha rilevato l’essenzialità del ruolo dell’ente pubblico. Ed è proprio l’ente pubblico che dovrebbe assumersi nuovi e fondamentali compiti. La logica di mercato e la
concorrenza, che hanno dominato la politica negli ultimi decenni, hanno dimostrato gravi lacune e sono pure responsabili, secondo molti esperti, della rapida diffusione del coronavirus".

Ecco le undici proposte

"1. Per un tessuto economico sano.
Il tessuto economico ticinese in parte importante è costituito da aziende di qualità e virtuose, anche dal profilo dei rapporti contrattuali e sociali. Una parte purtroppo altrettanto  importante è invece caratterizzata da aziende a basso valore aggiunto: esse spesso beneficiano di privilegi fiscali, occupano ampie superfici del nostro territorio e offrono salari che non permettono di vivere sul nostro territorio. È necessario agire con una politica diversa dei salari, basata su una loro rivalorizzazione che permetta una vera ed efficace lotta al dumping. L’ente pubblico dovrebbe assumere un ruolo attivo di sostegno alle aziende, non con aiuti a pioggia, bensì con aiuti mirati ad aziende che hanno reali prospettive di medio o di lungo termine, che rispettano l’ambiente, che rispettano la parità di genere, che non provocano ulteriori flussi di traffico e che garantiscano condizioni di lavoro adeguate.

2. Per un miglioramento delle condizioni di lavoro del personale sociosanitario.
Le difficili condizioni di lavoro e di conciliazione famiglia-lavoro in questo settore determinano una perdita di circa il 50% delle infermiere e degli infermieri che abbandonano la professione entro un decennio dall’inizio dell’attività professionale. Appare dunque urgente migliorare le condizioni di lavoro e potenziare la formazione sociosanitaria. In questo senso, l’USS-TI auspica ad esempio un ampio sostegno all’iniziativa “Per cure infermieristiche forti” lanciata dall’Associazione Svizzera Infermiere e Infermieri.

3. Per un sostegno all’apprendistato.
Il sistema di formazione duale basato sull’alternanza tra formazione scolastica e in azienda rischia di essere messo a dura prova nel prossimo anno, è quindi importante che l’ente pubblico intervenga rapidamente con misure di sostegno alle aziende che ingaggeranno apprendisti, assicurando il numero minimo necessario per soddisfare le richieste.

4. Per una migliore qualità della vita e dell’ambiente.
Il trasporto pubblico è parte della soluzione della crisi climatica, pertanto sarà importante individuare forme di incentivazione e di finanziamento che ne garantiscono la qualità e la perennità anche attraverso un contratto collettivo di settore sostenuto dal Consiglio di Stato. L’altra pista da seguire è il potenziamento delle forme di telelavoro, che tuttavia vanno attentamente regolamentate.

5. Per una reale compensazione delle perdite salariali per le fasce di reddito medio-basse.
Le indennità per lavoro ridotto hanno permesso di garantire lo stipendio nella misura dell’80%. L’USS-TI ritiene che l’ente pubblico dovrebbe garantire la differenza, almeno per i salari più bassi. Infatti una diminuzione che in termini reali si aggira sul 25% del salario mette in difficoltà molte famiglie. L’USS-TI invita il Consiglio di Stato e la deputazione ticinese alle Camere federali a sostenere l’appello dei sindacati che chiede il pagamento delle indennità di lavoro ridotto al 100% fino ad un’indennità minima di 5000 Fr. mensili (link dell’appello: https://uss-ti.ch/ricevono-soldi-pubblici-ma-licenziano-basta-firma-la-petizione-online/).

6. Per il divieto di licenziamento da parte delle aziende che hanno ricevuto sostegno pubblico sotto forma di indennità di lavoro ridotto.
Il divieto al licenziamento deve essere decretato per le aziende beneficiarie di indennità di lavoro ridotto, nel rispetto della volontà del legislatore e dello spirito della misura. Le indennità non sono un sostegno economico diretto alle aziende, ma un sostegno all’impiego, e per questo devono essere utilizzate.

7. Per una politica fiscale equa e trasparente.
Da anni assistiamo a sgravi fiscali di cui hanno abbondantemente beneficiato i detentori di alti redditi e di cospicue sostanze. Il risultato lo conosciamo: la disparità nella ripartizione della ricchezza in questi ultimi anni è fortemente aumentata. L’USS-TI ritiene possibile e auspicabile una diversa politica fiscale per garantire all’ente pubblico più risorse, nonché misure a sostegno del reddito, come il reddito di cittadinanza.

8. Per una riduzione del tempo di lavoro a parità di salario.
Nelle ultime settimane da parte padronale sono stati lanciati molti appelli ad aumentare la durata del lavoro e la flessibilità, con lo scopo irrazionale di “recuperare” le ore perse a causa della pandemia. Questo è semplicemente irrealista e inaccettabile. Al contrario, al fine di favorire una miglior conciliazione tra vita professionale e famigliare, gli sforzi devono tendere verso una diminuzione del tempo di lavoro.

9. Per la parità di genere.
L’USS-TI Ritiene che ci voglia maggiore incisività nel combattere da un lato le discriminazioni salariali, e d’altro lato nel promuovere le carriere delle donne infrangendo il soffitto di vetro. Vanno pertanto migliorate, in quest’ottica, tutte le misure per una migliore conciliabilità tra sfera privata e sfera professionale. Una pista percorribile? Incentivi ad aziende virtuose che rispettano la parità.

10. Per un vero coinvolgimento dei lavoratori e lavoratrici.
Il periodo di crisi sanitaria che stiamo vivendo ha mostrato ulteriormente quanto il coinvolgimento dei lavoratori e delle lavoratrici sia indispensabile, ad esempio nell’elaborazione di protocolli di protezione adeguati, nella loro implementazione e nel loro controllo durante tutto il processo produttivo. Per questo, l’ente pubblico deve favorire un maggior coinvolgimento delle maestranze, tramite le necessarie modifiche delle legislazioni in vigore (legge sulla partecipazione) e l’implementazione dei diritti sindacali in tutte le realtà produttive del cantone.


11. Per la creazione di un fondo straordinario di aiuto a coloro che sono rimasti esclusi dalle misure di sostegno.
Purtroppo, diverse categorie di lavoratrici e lavoratori, il personale domestico ad esempio, sono rimaste escluse dagli aiuti statali. Altre, ne sono state private troppo in fretta, prima che la loro attività potesse realmente riprendere. Pensiamo ad esempio a molti lavoratori e lavoratrici indipendenti o ai titolari (e loro famigliari) di piccole imprese. Per loro, parte essenziale del tessuto economico cantonale, l’ente pubblico deve trovare soluzioni rapide ed efficaci, per il tramite ad esempio di un fondo di sostegno straordinario".

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