LUGANO – Serve un cambiamento radicale nel PLR, è il sunto di un’opinione scritta da Peter Rossi, già segretario del Distretto di Lugano e consigliere comunale PLR di Lugano. Ma poi arriva una frase sibillina che può far pensare ad altro: “occorrerà quindi impegnarsi a fondo e scegliere con ponderazione, poiché mai come da questa selezione potrebbero scaturire scenari contrastanti come la costituzione di nuovi movimenti di vera ispirazione liberale, che si occupi concretamente oltre che dei problemi reali del Ticino”.
Vuole fondare un nuovo partito? Glielo abbiamo chiesto, ottenendo un’intervista franca, dove non risparmia bordate al “suo” partito.
“Peter Rossi sta cercando di trovare un presidente che sia il coperchio per la pentola che vada bene sia per i radicali che per i liberali, il che è difficilissimo”, ci spiega. “Ma se proprio dovessero mettere uno dei soliti noti e dei nomi citati sui giornali, pur essendo amico di diversi di loro, direi che non hanno cercato nulla e non si sono mossi”.
Quindi sarebbe pronto a fondare qualcosa?
“Direi costituire, se si fonda si rischia di affondare subito (e ride, ndr). L’idea c’è, da diversi anni, pur essendo liberali sino al midollo si pensa di creare qualcosa che si occupi della base dei liberali, degli operai liberali, di tutti quelli che credono ancora in questo partito”.
Parla al plurale, chi ci sarebbe con lei?
“Persone ce ne sono, non faccio nomi, dovranno esporsi loro. Ma lo faranno, in questi giorni, vedrà. Al momento voglio parlare con Moreno Colombo per capire che intenzioni ha. Perché va bene criticare, ma si deve contrapporre altro”.
Dunque lui le potrebbe piacere come presidente?
“Certo, è uno che ha sempre detto quello che pensa senza pensare, mentre c’è chi pensa, pensa e pensa e poi dice solo ciò che fa comodo. Non c’è coraggio di parlare in questo partito. Mi hanno distrutto Bertini, l’unico che è intervenuto contro Caprara è Quadranti. sulla congiunzione col PPD il presidente dice che aveva il consenso della base, ma chi gli avrebbe detto di no? Nessuno! Si tratta di una ventina di persone che stanno attorno a Direttiva e Comitato Cantonale che sono lì perché avranno sicuramente dei benefici. Io dico sempre di guardarmi le dita, in cinquant’anni non mi è rimasto attaccato un francobollo. Chi entra ora, riceve nomine qua e là e poi deve dare. Ma non è più un partito che va bene per i giovani, che non ci credono più”.
Eppure nel PLR ci sono svariati giovani validi.
“Questo lo dice lei. Basta vedere nelle Commissioni a Lugano… Nessuno ha mai tempo id fare un rapporto, tanto per fare un esempio. Ci sono giovani bravi che lavorano pur senza farsi vedere. Chi vuol fare politica, la sente, la ama, e penso sempre a Bertini, partecipa agli eventi, scrive opinioni, va nelle piazze, scambia opinioni, prepara lettere, interviene sui temi. Oggi non è così. Era il momento giusto per dare un colpettino, anche se fra i leghisti ci sono diversi liberali e diversi amici, alla Lega, per sorpassarla e far vedere che ci siamo. Non si lavora così, però”.
Vediamo: da come parla, Michele Bertini potrebbe essere parte del gruppo pronto alla scissione?
“No, per il momento no. È scornato, giù di morale, non l’ha ancora digerita: ma d’altronde è impossibile farlo. Avevamo una punta di diamante con lui, a tutti i livelli. L’avrei visto a Bellinzona o Berna, poi lo trattiamo così… no, no!”.
A parte Colombo chi potrebbe piacerle?
“Vedrei anche una donna: cambiamo! Che sia una donna valida, non chi fa politica per ricevere il mandato per andare alla CORSI o in altri organi. Un presidente deve essere indipendente, deve essere a favore e contro tutti. Vorrei qualcuno che si occupi dei problemi del partito e della sua base, di quelli dei cittadini liberali che ci credono ancora. Non pensare al lavoro, non pronunciarsi sui frontalieri non va bene. Si deve prendere una posizione, giusta o sbagliata che sia. Tergiversare, dire ‘forse’, ‘ma’, ‘perché’, non va bene. Il PLR è rimasto indietro, alle tradizioni, alle radici. Ai giovani non importa di Franscini o Zorzi, non si ricordano di nessuno. Bisogna parlare dei problemi attuali, la formazione e il lavoro. E mettiamo i giovani nei CdA, portano una ventata nuova. Sbaglieranno una volta o due, lasciamoli fare. Io ascolto sempre i giovani, c’è solo da imparare da loro, arrivano input diversi”.