di Manuele Bertoli*
I numeri della pandemia per ora non stanno scendendo, gli ospedali sono stati rimessi in assetto da gestione COVID-19 e per questo il Consiglio di Stato ha ricordato a tutti domenica scorsa quanto sia importante che ognuno faccia la propria parte nei prossimi giorni per evitare scelte difficili e dolorose. Se 350'000 ticinesi limitano i propri contatti per un po’ e si attengono alle solite semplici misure sanitarie, potremo evitare di chiudere ristoranti, teatri, negozi non essenziali ecc., come è invece successo a Ginevra.
Oltre a lanciare questo messaggio, il Governo ha deciso di ridurre per un po’ il limite massimo di persone ammissibile per assembramenti e manifestazioni, cosa che ha fatto reagire il mondo della cultura. Va detto subito che la riduzione del numero massimo di persone ammesse per spettacoli teatrali, cinematografici ecc. da 50 a 5, poi ieri rivisto a 30, non voleva colpire o penalizzare il settore culturale rispetto ad altri, ma intendeva applicare in maniera più restrittiva il concetto federale di ‘manifestazione pubblica’, che è il seguente: “Per manifestazione (…) s’intende un evento pubblico o privato pianificato, limitato nel tempo, che si svolge in un determinato luogo o perimetro. Generalmente l’evento ha uno scopo definito e un programma con temi e contenuti legati tra loro. È inoltre presumibile che le manifestazioni comportino in genere spettatori che assistono a una rappresentazione, visitatori che si trovano nello stesso luogo per una determinata durata o ancora partecipanti attivi” (cfr. rapporto esplicativo sull’ordinanza COVID-19 situazione particolare, ad art. 6)
Nello stesso concetto federale si ricorda, a torto o a ragione, che “di norma gli eventi paragonabili ai negozi e ai mercati, come le fiere o le esposizioni artigianali, non devono essere qualificati come manifestazioni e di conseguenza non sottostanno alle prescrizioni sul numero massimo di persone presenti o partecipanti (…). Ciò vale anche per i musei, le biblioteche e gli archivi, i giardini zoologici ecc.”.
La reazione del settore culturale e di una parte del mondo legato ad alcune attività con contenuto parzialmente sportivo a questa decisione è stata comprensibile e già da lunedì il Governo ha iniziato a discutere di opportuni correttivi, sui quali non si è perso tempo.
Ma al di là delle correzioni, non si dimentichi quanto ricordavo all’inizio: i numeri delle ospedalizzazioni non stanno diminuendo e finché questo non accadrà il problema non sarà superato.
Se passeranno i giorni e le cose non cambieranno la scelta non sarà più tra 50, 30 o 5 persone, di questo dobbiamo tutti avere coscienza. Nessuno vuole arrivare a questo punto e con la buona volontà di tutti è possibile non arrivarci: tutti assieme possiamo evitare il peggio, facendo semplici scelte per salvaguardare la salute pubblica, i rapporti sociali e culturali, la formazione dei giovani, il tessuto economico. Bastano davvero pochi gesti, per il bene di tutti.
*Consigliere di Stato