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30.11.2020 - 19:030

Sallusti: "In Svizzera si scia perchè sono svizzeri". Sulle piste è braccio di ferro, telefonata tra Sommaruga e Conte

Il giornalista italiano ha attaccato duramente il nostro Paese, Marchesi e Quadri hanno chiesto al Consiglio Federale se intende confermare le aperture nonostante la pressione internazionale "Facciamo capire che decidiamo noi e non l'UE o l'Italia?"

BERNA - "Non è la prima volta che la Svizzera si mette a lucrare sulle disgrazie altrui, offrendo paradisi a volte bancari, altre fiscali. «Vieni a fare da noi ciò che non puoi fare a casa tua» è un motto, non moto, perpetuo di quel paese solo apparentemente liberale. Chi vuole, e può permetterselo la libertà, soprattutto per chi viene da fuori, da quelle parti ha un prezzo non alla portata di tutte le tasche -, varchi pure il confine e inforchi gli sci come se nulla fosse. Ma non pensi di essere per questo né furbo né saggio, al massimo dimostra di essere ricco", scriveva un paio di giorni fa in un editoriale su Il Giornale Alessandro Sallusti.

Un attacco duro: "In Svizzera, quindi, si scia non perché la situazione è sotto controllo, anzi, da quelle parti si respira Covid a pieni polmoni. Semplicemente si scia perché gli svizzeri sono svizzeri, e mi fermo qui per evitare querele internazionali". Insomma, Sallusti ce l'ha con la decisione svizzera di aprire le stazioni sciistiche (anche se prosegue "dico tutto questo non in odio agli svizzeri, ma per amore dei nostri imprenditori e lavoratori del settore turistico invernale"), e come lui il Governo italiano, quello tedesco e quello francese.

Berset pensa a qualche aggiustamento, ma nessuno pare intenzionato a chiudere, nonostante i tre paesi vicini vogliano fermare le piste fino al 10 gennaio.

Oggi sono arrivati a Berna anche gli atti parlamentari di due Consiglieri nazionali.

Piero Marchesi sottolinea in un'interrogazione una telefonata di oggi tra Simonetta Sommaruga e Giuseppe Conte sul tema. "L’Italia e altri paesi europei intendono vietare l’apertura degli impianti sciistici sul loro territorio convinti che questa decisione possa essere un beneficio alla lotta contro la pandemia. Il nostro paese, che sino ad ora non ha dato segni di voler emanare direttive per chiudere questi impianti, è stato sollecitato dall’Italia a voler seguire “la via europea”.

Vuole pertanto sapere se il Consiglio federale può "confermare che non intende chiudere i vari impianti di risalita e relativi comprensori sciistici come vorrebbero invece fare i paesi a noi vicini", domanda "quali misure ha messo in campo per, da una parte permettere la normale apertura della stagione invernale, e dall’altra limitare le possibilità di contagio", guardando anche oltre: " È pronto a scongiurare una chiusura che causerebbe danni economici e occupazionali soprattutto alle zone periferiche, che contano di poter svolgere le attività legate al turismo invernale per sopravvivere? 4. Quali misure intende mettere in campo per evitare che sciatori dei paesi vicini si riversino nelle strutture dei Cantoni di confine?".

"Dall’Italia giungono pressioni indebite affinché la Svizzera non apra, rispettivamente chiuda, le proprie stazioni sciistiche, è intenzione del Consiglio federale non cedere a pressioni dall’estero e confermare inequivocabilmente ai propri interlocutori – a cominciare dal presidente del consiglio italiano Giuseppe Conte - che l’apertura delle stazioni sciistiche in Svizzera non la decide né l’Italia, né l’Unione europea?", va dritto al punto Lorenzo Quadri, in una domanda rivolta al Governo.

"Il CF conferma che le misure di sicurezza sanitaria che sono state, rispettivamente verranno decise, sono e verranno prese indipendentemente da ogni ingerenza estera?", continua il leghista. 

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