BELLINZONA - Nei giorni scorsi si è diffusa la notizia che il Consiglio Federale ha detto no a Lonza che aveva proposto di produrre nel suo stabilimento di Visp un numero di vaccini Moderna capaci di soddisfare il fabbisogno svizzero. In conferenza stampa Alain Berset ha spiegato che il fatto che si è discusso solo di possibili investimenti verso Lonza e che ciò non avrebbe significato più vaccini per la Svizzera.
Franco Cavalli, in un articolo sul sito del ForumAlternativo, aveva anticipato la notizia di qualche ora: "Dopo lo scoppio della pandemia, la Lonza, che co-produce il vaccino di Moderna, aveva proposto al Consiglio federale di riservare una grossa quantità di vaccini: Berna aveva risposto cinque mesi dopo, quando ormai era stata messa in lista di attesa". Ma appunto, la polemica è stata spenta in conferenza stampa.
L'affermazione si inserisce in un discorso più ampio sui vaccini. Secondo l'oncologo, nessuna azienda farmaceutica, in tempi "normali" li produce perché meno redditizi di altri tipi di farmaci. Poi però... "Grazie a colossali aiuti finanziari messi a disposizione da diversi governi (ma non da quello svizzero), alcuni colossi sono però poi stati molto rapidi nel riciclarsi: esempio paradigmatico è quello di Pfizer, che grazie ai miliardi del governo americano ha stretto un accordo con la germanica BionTech, che aveva sviluppato una tecnologia molto interessante, quella degli mRna, grazie alla quale si possono produrre vaccini molto più rapidamente che con le metodologie tradizionali. Roche e Novartis hanno invece nicchiato, il nostro Consiglio federale ha fatto ancora di peggio", scrive Cavalli, che poi insiste sulla vendita, anni fa, dell’Istituto svizzero dei vaccini. Alla richiesta di aiuto al Governo dell'acquirente in difficoltà era stato risposto che il mercato risolveva i problemi di fornitura dei vaccini antinfluenzali.
"E mentre nell’Ue, in Gran Bretagna, in Canada e in mezzo mondo si sta usando, almeno nei giovani, anche il vaccino di AstraZeneca, da noi per un eccesso di puntigliosità burocratica SwissMedic non ne vuole sapere. Non parliamo poi del fatto che si continua a snobbare, anche per ragioni geopolitiche, il vaccino russo Sputnik V, che in base ai dati sin qui disponibili potrebbe addirittura essere quello che per ora dà la protezione più duratura", attacca ancora Cavalli, che infine sottolinea come nei paesi più poveri ci sia difficoltà a reperire i vaccini e che si sta cercando di sospendere i brevetti per permettere anche a loro di accedervi ma che la Svizzera e altri paesi benestanti si stanno opponendo.