BERNA - La Svizzera nel Consiglio di sicurezza dell'ONU? Il DFAE l'ha candidata per le elezioni che si terranno nel giugno 2022, che permetteranno la scelta dei membri non permanenti per il biennio 2023-25. La destra ticinese (e non solo) è contraria e si è fatta sentire con decisione con due atti parlamentari, una mozione del leghista Lorenzo Quadri e altrettante dell'UDC, una al Consiglio Nazionale e una al Consiglio degli Stati, per chiedere di cambiare idea.
Quadri è deciso: l'influenza svizzera sarebbe comunque limitata, anche in caso di elezione ed p convinto che "la Svizzera, con la sua lunga tradizione di neutralità ed indipendenza, deve rimanere lontana da simili organismi sovranazionali. Aderire al Consiglio di sicurezza dell’ONU costringerebbe il nostro Paese a schierarsi in situazioni di conflitto; ciò equivarrebbe a svuotare di significato la neutralità elvetica (che il CF e le maggioranze partitiche hanno già a più riprese colpevolmente compromesso) ed a privare di autorevolezza e credibilità i celebrati “buoni uffici” della nostra diplomazia".
Cosa fare? "Piuttosto che aspirare a posti nel Consiglio di sicurezza dell’ONU, col risultato di asservirsi sempre più a questa organizzazione, la Svizzera dovrebbe semmai pensare ad uscire dalle Nazioni unite e dalle sue agenzie", conclude.
Anche per l'UDC la volontà è quella di "evitare che il nostro paese s’immischi in giochi di potere internazionali incompatibili con il nostro statuto neutrale", dato che i poteri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sono considerati come "chiaramente incompatibili con la secolare neutralità elvetica - così come sono incompatibili con l'indipendenza della Svizzera" e spesso le decisioni "non sono basate su valori umanitari o democratici, ma sono soggette a mere maggioranze politiche di potere. La suddivisione che esiste all’interno del Consiglio tra i cinque poteri con diritto di veto (i membri permanenti) e i dieci non permanenti mina la credibilità stessa di ogni membro non permanente",
Per l'UDC, "sedendo nel Consiglio di sicurezza dell'ONU come membro non permanente nel biennio 2023-2024, la Svizzera non solo si subordinerebbe a questi rapporti di forza, ma danneggerebbe irrimediabilmente anche la sua tradizionale e rispettata equidistanza.
La Svizzera occupa una posizione speciale nella politica internazionale. I buoni uffici che la
Svizzera offre le permettono di promuovere il dialogo globale e di riunire gli Stati in conflitto a un tavolo. Con un seggio nel Consiglio di sicurezza, la Svizzera perderebbe credibilità e sarebbe
costretta a prendere posizioni trancianti e talvolta guerrafondaie su questioni complesse nelle
quali, al contrario, il nostro Paese potrebbe giocare un ruolo attivo quale promotore di soluzioni
concilianti".