POLITICA
Riuscita la domanda di referendum contro i tagli cantonali
La soddisfazione del VPOD Ticino: "Questo decreto peggiora la qualità e l'efficacia dei servizi"

BELLINZONA – È ufficialmente riuscita la domanda di referendum contro i tagli cantonali. La Cancelleria cantonale ha accertato la validità di 10'028 firme. 21 associazioni, sindacati e partiti hanno raccolto le firme necessarie per validare il referendum contro il Decreto legislativo concernente il pareggio del conto economico entro il 31 dicembre 2025 con misure di contenimento della spesa e senza riversamento di oneri sui Comuni.

"La popolazione voterà quindi su questa squilibrata e grave decisione del Parlamento ticinese, che danneggia gli utenti ed il personale delle strutture sociosanitarie, gli enti universitari, la scuola e i servizi cantonali per la popolazione. Il Comitato referendario ringrazia tutte le persone che hanno raccolto le numerose firme", si legge in un comunicato a firma del sindacato VPOD Ticino.

E ancora: "Con il referendum diciamo NO ai tagli su case anziani ed enti sociosanitari. Diciamo NO ai tagli sulla scuola e sulla formazione/ricerca universitaria. Diciamo NO a un risanamento ingiusto, che impone solamente sacrifici alla maggioranza della popolazione. Ed esigiamo il rispetto delle regole della Costituzione e della legge sulla gestione finanziaria!
Il decreto legislativo referendato infatti mira al pareggio di conti “con delle misure prioritariamente di contenimento della spesa, escludendo l’aumento delle imposte”. Ad essere colpite sono le spese del personale cantonale, l’acquisto di beni e servizi per far funzionare il Cantone e infine le spese di trasferimento, in particolare i contributi agli enti sociosanitarie e alle strutture universitarie".

"In base al decreto legislativo referendato il Consiglio di Stato avrà l’ordine di agire tagliando sulle spese del personale di sua competenza, che sono parecchie e non possono essere referendate:

- blocco in tutto o in parte delle sostituzioni di impiegati, docenti e operatori scolastici specializzati partenti;

- congelamento o riduzione di contributi versati agli enti sociosanitari e universitari, modificando i parametri di finanziamento contenuti nei contratti di prestazione;

- riduzione della manutenzione di edifici, strade, informatica ecc. e rallentamento del programma degli investimenti;

- blocco per 4 anni ogni nuova spesa anche in ambito climatico e di digitalizzazione;

- riduzione di sussidi alle persone del ceto medio, fissati per regolamento".

"Questo decreto peggiora la qualità̀ e l’efficacia dei servizi sociosanitari, dei servizi pubblici e della formazione: e va quindi ad intaccare le condizioni di vita della maggioranza della popolazione. Per questo in vista del voto di primavera sarà importante continuare la mobilitazione dal basso con lo scopo di convincere la popolazione a votare NO".

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