BELLINZONA - L’UDC condanna l’estremizzazione del dibattito sulle pensioni degli impiegati statali e punta il dito contro la decisione di questi ultimi di scioperare il 29 febbraio, sostenendo come questa sia “da condannare senza indugi”.
“Va ricordato - si legge in un comunicato stampa - che nell’attuale disastrosa situazione delle finanze cantonali saranno i lavoratori del privato con salari più bassi, senza posto di lavoro assicurato e senza scatti salariali garantiti a finanziare i privilegi dei dipendenti pubblici”.
Per quanto i democentristi tengano a sottolineare e riconoscere l’importanza del lavoro dei dipendenti pubblici nel garantire il corretto funzionamento dello Stato a vantaggio di tutti i cittadini, non sono concordi nel voler appoggiare una protesta come quella annunciata dalle associazioni sindacali Erredipi e Vpod con il sostegno dell’OCST.
“Nella recente discussione sul Preventivo 2024 del Cantone, sono emerse sfide significative nel bilanciare i conti e rispettare quanto prescritto dalla Costituzione. Il popolo ticinese, attraverso l’approvazione del Decreto Morisoli, ha indicato chiaramente che l’equilibrio finanziario deve essere raggiunto agendo sulla spesa, senza gravare ulteriormente sui cittadini con aumenti di tasse e imposte. Tuttavia, l’esercizio non è mai stato affrontato con la dovuta serietà e rigore”, sottolinea l’UDC nella nota. E rincara la dose: “La maggioranza composta da PLR, Il Centro e La Lega ha addirittura peggiorato il Preventivo presentato dal Consiglio di Stato, che originariamente conteneva un deficit già allarmante di 95 milioni di franchi. Questa maggioranza ha portato il Gran consiglio ad approvare un Preventivo con un deficit di oltre 130 milioni, una situazione disastrosa che riflette l’incapacità e la scarsa volontà dei partiti di Governo nell’affrontare la questione con determinazione”.
I democentristi rimarcano poi a coloro che aderiscono allo sciopero “con il tacito consenso del Governo” che le condizioni di lavoro nel settore pubblico sono nettamente migliori rispetto al privato. “Il salario mediano nel pubblico è di circa 100.000 franchi all’anno, ben superiore dei 64’000 franchi del settore privato, equivalente a un 56% in più. Inoltre, i ritmi e la pressione di lavoro nel pubblico non sono paragonabili a quelli del privato, e chi lavora nel pubblico gode di scatti automatici di salario annuali sull’arco di 12-15 anni di carriera, e giustamente, della sicurezza del posto di lavoro, fattore sconosciuto nel privato”.
La situazione delle finanze pubbliche è, per l’UDC, “allarmante”, in quanto “il debito pubblico supererà i 3 miliardi di franchi, senza considerare il buco della Cassa pensione dello Stato (IPCT). Inoltre, i deficit si verificano ogni anno, da troppo tempo, sono ormai divenuti strutturali. Aumentare le imposte non rappresenta chiaramente un’alternativa alla riduzione dei costi, perché la decisione è stata presa chiaramente dal popolo e, soprattutto, perché nel confronto intercantonale, il Ticino è tra i quattro o cinque Cantoni più gravati da tasse e imposte”. E concludono ricordando: “I sindacati e le associazioni, come ErreDiPi, dovrebbero smettere di estremizzare la situazione in modo così irresponsabile, dimenticandosi volutamente che al di fuori degli uffici dell’amministrazione pubblica ci sono 170.000 residenti che lavorano nel settore privato, e che pur guadagnando anche meno non sfilano e non occupano le piazze. Molti di loro non hanno visto aumenti salariali o adeguamenti al costo della vita da anni, rischiano il posto e devono sopportare e pagare le richieste di color che dovrebbero invece guardare oltre i propri interessi personali”.