BERNA - Ha usato forse un tono un po' "musoloso", come definisce il suo stile, ma non ritiene affatto di essere stato arrogante. Fabio Regazzi ai nostri microfoni prende posizione in merito alla dura critica espressa dal Sindacato Svizzero dei Mass media, che lo ha attaccato in merito al suo atteggiamento di ieri durante "Democrazia Diretta" (leggi qui).
Al minuto 53 ha infatti detto al moderatore di limitarsi, appunto, a moderare, senza esprimere sue opinioni.
"È stato un dibattito acceso, dove i fronti erano quelli classici, con spazio, sin dall'inizio, per scintille", ha spiegato, commentando la serata. "Ho da subito constatato, per certe prese di posizione e per alcune domande, un certo sbilanciamento verso il fronte del no, che ad un certo momento sembrava un po’ alle corde. Mi riferisco, ad esempio, a quando a un'osservazione di Vitta in merito al fatto che la riforma fiscale andrebbe a regime nel 2030, il moderatore ha detto che è domani mattina. Insomma, sei anni non sono pochi. Anche il linguaggio del corpo dei giornalisti esprimeva ostilità nei confronti di chi sosteneva la riforma. In ogni caso, tutto si manteneva entro limiti accettabili, dunque potevo conviverci".
Quella che definisce la goccia che ha fatto traboccare il vaso però è stato un commento relativo al fatto che il Ticino ha un sistema fiscale molto sociale, addirittura fra i più sociali in Svizzera. "L'ho fatto notare, citando la statistica secondo cui il 25% dei cittadini è esentato dal pagamento delle imposte. Il giornalista si è permesso di ribattere che abbiamo i salari più bassi della Svizzera. Al che gli ho detto di fare il moderatore, di rivolgere delle domande agli interlocutori per far prendere loro posizione, senza esprimere la sua. Altrimenti, avrebbe dovuto sedersi al posto di uno degli ospiti".
Contesta la visione del SSM, secondo il quale vorrebbe un giornalista che si riduce a "fare il porta microfono e soprattutto non si deve azzardare a contraddire anche se ciò avviene sulla base di fatti oggettivi": "A mio avviso è una questione di equità, di correttezza, di equilibrio. I moderatori, come lo dice la parola stessa, non devono attivamente nel dibattito, anzi è nell'interesse proprio di chi svolge un ruolo di moderazione non avventurarsi in commenti e osservazioni che possono poi innescare reazioni come la mia. Ieri lui ha a mio avviso ha oltrepassato i limiti del suo compito e io mi sono permesso di farglielo notare”.
Comunque, Regazzi ci tiene a fare una precisazione: “Non perderò di certo il sonno per questa goffa presa di posizione di un sindacato di cui, per altro, ignoravo l’esistenza”.