“Sui modi e sui toni si può discutere, ma non ho minacciato né insultato nessuno. Ho reagito nel mio stile, in modo muscoloso ma non arrogante. Mi è saltata la mosca al naso, mi è partito l’embolo, come si dice, ma l’embolo covava da un po’, perché durante il dibattito c’erano già stati diversi elementi, a mio parere, di faziosità da parte dei conduttori”. Fabio Regazzi torna sulla sua sfuriata nei confronti di Paolo Ascierto, uno dei due conduttori di Democrazia Diretta, sulla RSI, che il 27 maggio era dedicata alla riforma fiscale (GUARDA LA TRASMISSIONE).
Certamente il senatore e presidente dell’Unione svizzera arti e mestieri non pensava che il caso sarebbe stato oggetto di svariate e pesanti accuse nei suoi confronti da parte della Regione: prima l’editoriale di Daniele Ritzer, poi la spalla di Aldo Sofia, ieri le bordate dello storico Andrea Ghiringhelli…
“Non mi aspettavo francamente un attacco di questa portata, ma ho la pelle dura e di certo non mi faccio intimorire. Si tratta, mi sembra evidente, di una campagna orchestrata nei miei confronti. L’occasione era troppo ghiotta e si sono avventati come avvoltoi per attaccare un avversario politico, scatenando quella che non esito a definire una tempesta in un bicchier d’acqua. Del resto, basta guardare da dove arrivano queste critiche: sono tutti commentatori schierati e riconducibili alla stessa matrice ideologica della sinistra nostrana: chiamiamolo pure il soccorso rosso… (ride)”.
Queste sono le reazioni pubbliche, aggiunge Regazzi, “ma vi posso assicurare che in questi giorni ho ricevuto decine e decine di messaggi e attestazioni da persone di tutti gli schieramenti partitici e anche di giornalisti che sostengono che il mio intervento era non solo opportuno ma anche dovuto. Al di là dei toni, ripeto. Ma guardiamo la luna e non il dito… il dibattito era manifestamente squilibrato, e la sostanza è molto semplice: il ruolo del moderatore di una tivù di servizio pubblico, pagato da tutti noi con il canone, è quello di essere equidistante e non schierato. E se vuole intervenire con commenti o provocazioni dovrebbe farlo rivolgendosi ad entrambe le parti che si trovano a dibattere, a differenza di quanto successo durante quella puntata di Democrazia diretta”.
È ora di finirla, prosegue il senatore centrista, “che la RSI continui a pensare di vivere su una torre d’avorio e che tutto le sia concesso in nome del suo mandato di servizio pubblico, senza mai fare autocritica o mettersi in discussione. Poi, ad Ascierto concedo la buona fede, non ce l’ho assolutamente con lui e infatti ci siamo spiegati, ma il suo commento è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso in un dibattito in cui si sono susseguite osservazioni e puntualizzazioni da parte dei moderatori indirizzate solo al fronte del Sì alla riforma fiscale. È come se un arbitro in una partita di calcio ad un certo punto, per aiutare una squadra in difficoltà, prenda la palla e tiri nella porta degli avversari: voglio vedere chi non reagirebbe! Si può aprire un dibattito sul mio intervento, certo. Ma allora apriamolo anche sul ruolo dei giornalisti del servizio pubblico che moderano i dibattiti politici”.
Dico un’ultima cosa, conclude Regazzi: “Se al posto di Ascierto - e mi rendo conto che sto facendo della fantascienza - ci fosse stato un giornalista, per così dire, con una sensibilità di destra e al mio posto un esponente della sinistra, pensate che questi moralisti dalla coda di paglia avrebbero mosso un dito o gridato allo scandalo? Nei commenti che ho letto vedo una faziosità portata all’estremo, ma va bene così. Come disse Winston Churchill “La faziosità è più imperdonabile della menzogna, perché è la menzogna presentata come verità”. Continuino pure a scrivere, ma abbiano almeno la decenza e l’onestà intellettuale di ammettere che si tratta di un attacco alla mia persona in quanto esponente di una linea politica a loro invisa”.