BELLINZONA - Destinare gli scarti di cucina a impianti a biogas permetterebbe un risparmio in termini economici e una interessante produzione emergetica, calorica, di digestato organico usato in agricoltura e giardinaggio in sostituzione di concimi chimici. Essi, però, nella maggior parte dei casi finiscono nei rifiuti solidi urbani, che vengono inviati all'inceneritore di Giubiasco, portando a un sostanziale spreco e a costi economici.
"Il 35.4% del contenuto dei sacchi degli RSU sono rifiuti Biogeni (scarti da cucina e scarti verdi) che se trattati in impianti di Biogas possono produrre non solo energia calorica ed elettrica, ma anche digestato organico usato in agricoltura e giardinaggio in sostituzione di concimi chimici", scrive OKKIO, l'Osservatorio per la gestione ecosostenibile dei rifiuti in una nota. "Se però finiscono nei sacchi degli RSU vanno all'inceneritore e contribuiscono all'inquinamento atmosferico e alla produzione di ceneri ed altre scorie inutilizzabili e che da noi sono depositate nella discarica di rifiuti speciali di Lostallo/Sorte. Bruciare scarti da cucina o umido, per natura composti per l'80 – 90% da acqua, è quindi un controsenso sia ecologico, sia economico!".
La richiesta è di "incentivare in tutti i modi la diminuizione degli sprechi alimentari, ma quando non è possibile è da favorire l'economia circolare ed il riciclo come previsto dall'Ufficio Federale dell'energia. Di fronte a queste considerazioni ci appelliamo alle competenti autorità comunali perché valutino attentamente l'introduzione del servizio di raccolta e trattamento degli scarti da cucina come già introdotto da una ventina di Comuni ticinesi. Basta prendere contatto con una o ambedue le ditte e chiedere un'offerta. Più Comuni aderiscono migliori possono essere le condizioni economiche offerte! Da notare che nella vicina penisola la raccolta dell'umido è un servizio standard ai cittadini con raccolta porta a porta e compostaggio regionale. OKKIO conta sulla sensibilità ambientale delle autorità comunali per migliorare la situazione introducendo la raccolta degli scarti da cucina, almeno fino all'esaurimento delle capacità di trattamento degli impianti ticinesi o finché altri impianti a Biogas (vedi Stabio e Giubiasco) saranno disponibili".
Il comunicato elenca anche alcuni dati a sostegno della propria tesi, facendo notare addirittura che "degli scarti da cucina contenuto nei sacchi degli RSU il 17%, sempre secondo il citato rilevamento dell'UFAM, sarebbero addirittura ancora commestibili. Se facciamo un piccolo calcolo sulla situazione in Ticino dove inceneriamo annualmente ca. 70'00 ton di RSU, con i dati dell'UFAM risulterebbero essere ca 24'500 le tonnellate di scarti biogeni che potrebbero essere trattati da impianti di compostaggio o di Biogas. Il loro smaltimento a Giubiasco, a 151 Fr/ton (IVA inclusa), comporta per i Comuni una spesa annua di ca. 3.7 mio di franchi. Importo che, a seconda dell'ubicazione geografica, potrebbe radoppiare se tenessimo conto anche dei costi di raccolta e trasporto. Si tratta di un calcolo teorico, ma che inquadra bene la situazione quantitativa e gli interessi in gioco".
Quindi, un cambio di paradigma nel trattamento degli scarti da cucina può fare la differenza e l'associazione chiede ai comuni di attivarsi. Tra l'altro, se in un servizio RSI era stato detto che gli impianti atti allo smaltimento dei rifiuti provenienti dal cibo non hanno più spazio di manovra, "una nostra verifica presso le due ditte ticinesi che offrono il servizio di raccolta e trattamento conforme degli scarti da cucina da vari anni a ristoranti, hotel, ospedali e anche già a vari Comuni ha però rilevato che l'informazione non è corretta inquanto dispongono ancora di sufficienti capacità ed interesse ad accogliere maggiori quantitativi".