LUGANO - Non ci sono elementi tali da imporre il segreto su quei documenti. È questa la conclusione a cui è giunto il giudice dei provvedimenti coercitivi Ares Bernasconi in merito alla disputa tra il Procuratore Generale Andrea Pagani e il Comandante della polizia Matteo Cocchi. Il nodo del contendere era l'accesso ai documenti della polizia cantonale sull'operazione che portò all'abbattimento dell'ex Macello a Lugano. Documenti sui quali il Comando aveva posto i sigilli, impedendo al magistrato di poter visionare le carte.
Come è noto La Regione, dopo una vertenza legale con il Comando della polizia e il Consiglio di Stato, ha ottenuto di poter visionare la decisione del giudice Bernasconi, il quale ha dato ragione al PG, ritenendo fondata la sua richiesta di visionare la documentazione in quanto sostenuta da sufficienti indizi di reato.
Scrive il giudice nella "sentenza" riportata sulla Regione di stamani: "Nel caso in esame, i sufficienti indizi di reato sono ampiamente dati nel quadro di una procedura di dissigillamento: dagli atti istruttori sino a ora esperiti emerge che la notte del 30 maggio 2021 ha avuto luogo l’abbattimento (e la totale demolizione) dello stabile ‘F’ presso l’ex Macello di Lugano, senza che vi fosse la relativa licenza edilizia, e senza aver esperito preventivamente le verifiche necessarie ai sensi della protezione dell’ambiente, causando al contempo il danneggiamento di beni mobili ubicati all’interno dell’edificio stesso. Tali circostanze si sono verificate allorquando, perlomeno dall’11 marzo 2021 (ovvero almeno 2 mesi prima della demolizione), è stato costituito uno Stato maggiore – composto dagli ufficiali della Polizia cantonale e da un ufficiale della Polizia comunale di Lugano – che ha ipotizzato, tra i vari scenari possibili, sin da subito interventi di natura edilizia”.
Tra gli altri fatti, il giudice Bernasconi, cita poi “scambi di corrispondenza e-mail tra il Dicastero immobili della Città di Lugano e la Polizia di Lugano, rispettivamente all’interno della Polizia comunale stessa, risalenti al 12 marzo 2021 nei quali si discute in merito all’ipotetica demolizione. Agli atti vi è pure un verbale di una riunione, svoltasi in data 6 maggio 2021 tra degli ufficiali della Polizia cantonale e dei municipali del Comune di Lugano, dov’è stato espressamente indicato che ‘La rioccupazione è un elemento da considerare e quindi la ditta dovrà essere subito presente per eliminare l’infrastruttura’".
La levata dei sigilli potrebbe far sì che nell'inchiesta vengano coinvolte altre persone? Secondo il giudice Bernasconi, citiamo sempre dalla Regione, "non è da escludere che nel contesto del procedimento penale relativo alla demolizione dello stabile ‘F’ dell’ex Macello di Lugano, la qualità di imputato venga estesa a terze persone sottostanti al segreto d’ufficio (si pensi, a titolo di puro esempio ipotetico, ad altre persone attive in seno alla Polizia cantonale, rispettivamente alla Polizia comunale, oppure alla Città di Lugano)".
Infine, nella decisione del giudice, non manca un passaggio dedicato al Governo: "Si segnala peraltro che, dal silenzio del Consiglio di Stato (il quale è stato invitato più volte dallo scrivente giudice nel contesto di questa procedura a esprimersi in merito al dissigillamento), se non fosse altro per difendere la delega decisionale in favore della Polizia cantonale, non si può non dedurre un notevole interesse alla difesa delle proprie prerogative”.