MELIDE - Booster, pressione sul sistema ospedaliero, riduzione del periodo di isolamento. Sono alcuni tra i temi affrontati ieri sera a Matrioska dal dottor Franco Denti, presidente dell’Ordine dei medici (OMCT) e membro della cellula sanitaria cantonale in vista del picco della variante Omicron previsto nelle prossime settimane. “Io mi baso sui dati, se volete ascoltarmi”, ha detto Denti durante il dibattito, al quale hanno partecipato i consiglieri nazionali Piero Marchesi e Bruno Storni, il direttore dell’Associazione industrie ticinesi Stefano Modenini, Giuseppe Sergi del Movimento per il socialismo e il giornalista Andrea Leoni.
Secondo il presidente dell’OMCT, il passaggio dalla fase pandemica a quella endemica del Covid, tema che si sta ponendo in queste settimane a livello internazionale, “non si può determinare oggi e nemmeno si potrà farlo nelle prossime settimane. Quello che sappiamo è che Omicron è una variante completamente diversa dalle altre, più appiccicosa ma apparentemente meno aggressiva, il che non significa che non si muoia più di Covid, come dimostrano anche i dati ticinesi”.
Abbiamo un certezza, ha aggiunto: “Chi ha fatto la dose di richiamo, il booster, è protetto dai decorsi gravi sia per la variante Delta sia per la Omicron, e lo sarà almeno per i prossimi tre o quattro mesi. Poi si vedrà. La sanità e la medicina vanno avanti di settimana in settimana e questi sono i dati con cui lavoriamo oggi. Ci aspettiamo il picco a breve, tra fine gennaio e le prime settimane di febbraio, quindi stiamo cercando di adeguare le strutture ospedaliere e siamo pronti ad adattare il sistema sanitario cantonale a un eventuale bisogno accresciuto di posti letto, sia in terapia intensiva ma soprattutto nei reparti, dove oggi abbiamo circa 170 casi ricoveri legati al Covid. Siamo pronti ad arrivare fino a 240/300 posti letto e nei prossimi giorni verranno comunicate le decisioni. Spero che non ne avremo bisogno, ma dobbiamo essere pronti”.
I numeri dei ricoveri in terapia intensiva rimangono contenuti: ieri erano 14. Pochi rispetto ai mesi più critici della pandemia. Ma attenzione, ha avvertito Denti: “In terapia intensiva è cambiata l’età dei pazienti, che oggi si attesta tra i 40 e i 65 anni, e il 90% dei pazienti non è vaccinato. Dunque è evidente che chi non ha fatto il vaccino ha un rischio maggiore di finire in cure intensive rispetto ai vaccinati e a questo proposito ribadisco l’importanza di sottoporsi al più presto alla dose di richiamo, che protegge da una parte gli ospedali e dall’altra la società in generale dalla diffusione del virus. E a chi ha ancora dubbi sull’efficacia del vaccino, dico: in Svizzera abbiamo registrato fino ad oggi circa 12'000 morti, senza il vaccino ne avremmo avuti 30 o 35'000”.
Sia chiaro, ha aggiunto il presidente dei medici, “che tutti i posti letto che dedichiamo a pazienti Covid vengono sottratti ad altre cure. Da novembre ad oggi gli ospedali hanno iniziato nuovamente a ridurre gli interventi elettivi e il sistema sanitario sta soffrendo anche a causa di tutte le prestazioni che non sono state erogate. La mia non è retorica ma, per chi vuole ascoltarmi, una semplice radiografia del sistema sanitario ticinese e svizzero”.
Commentando le recenti decisioni del Consiglio federale, che ha deciso di ridurre la durata di quarantene e isolamenti, Denti si è detto d’accordo sulla prima misura, ma non sulla seconda: “Quello che contestiamo è la riduzione a 5 giorni dell’isolamento per chi ha contratto il virus, che non ha alcuna base scientifica. Sappiamo infatti che il 30% delle persone infettate dopo 5 giorni può ancora trasmettere il virus. Prima di terminare l’isolamento bisognerebbe dunque sottoporre i pazienti a un test diagnostico PCR. L’isolamento: io sono sintomatico, test positivo, sono in isolamento che dura 5 giorni e ho il 30% di possibilità di contagiare. Dunque ci vuole un test PCR prima di uscire di casa. La riduzione dell’isolamento decisa da Berna è un esperimento sulle spalle della popolazione, e lo dico come medico, per me è intollerabile. È una decisione politica ma non sanitaria”.
Diverso, il discorso per le quarantene, che riguardano chi viene a stretto contatto con persone infette, e che secondo il dottor Denti potrebbero essere ulteriormente ridotte, se i dati lo consentiranno.
A proposito dei tamponi, Denti ha ribadito che quelli rapidi generano false sicurezza: “La Confederazione ha buttato via milioni per questi test, ma i dati ci dicono che nel 60% dei casi i risultati sono falsi negativi. Come medici abbiamo detto: chi vuole fare il test rapido lo faccia, ma non l’abbiamo mai raccomandato, perché è scarsamente affidabile. Ripeto: chi ha sintomi riconducibili al Covid deve sottoporsi a un test PCR, che è pagato dalla Confederazione: ci sono farmacie, studi medici, check-point che offrono questo servizio”.