LUGANO - Un fatto triste ma non nuovo. L'ex pattinatrice d'élite Roberta Piazzini interviene sul Mattino in merito al Pattinaggio Gate e fa intendere di aver subito a sua volta mobbing. Però guarda avanti e spera che con nuovi paradigmi e nuovi metodi, sfruttando anche la voglia di unione che due anni di separazione forzata per la pandemia porta con sé, il mondo dello sport ticinese può ripartire.
La brutta storia che coinvolge (da anni) il Club Pattinaggio Lugano
Ricordiamolo, i maltrattamenti e i metodi ben poco consoni utilizzati all'interno del Club Pattinaggio Lugano sembrebbero avere origine da lontano. A metterli in luce è stata liberatv, raccontando di due famiglie che si erano rivolte al Tribunale Arbitrale della Federazione svizzera di pattinaggio, il quale ha giudicato grave quanto stava accadendo alla Resega (leggi qui).
Il club dapprima aveva negato di essere a conoscenza dei fatti (ma una email di una delle giovani vittime di mobbing svela il contrario) (leggi qui), poi si era detto intenzionato a seguire le indicazioni ricevute, richiamando l'istruttrice (leggi qui).
Il giorno dopo, a seguito di un incontro con la stessa, è arrivata la decisione, presa di comune accordo, di non farla più lavorare, almeno momentaneamente, sul ghiaccio (leggi qui).
Nel mentre, sono spuntate altre testimonianze (leggi qui e qui): no, non erano, purtroppo, casi isolati.
Piazzini: "Ho subito angherie, ingiustizie e mobbing"
"Questi giorni hanno scavato in me ricordi che pensavo di avere superato. Invece mi sono ritrovata a rivivere situazioni della mia passata esperienza sportiva: angherie, ingiustizie e quello che oggi noi definiamo mobbing. Forse non dello stesso tipo, ma comunque potente nel suo agire sottile e perpetuo", scrive Roberta Piazzini. "A seguito di queste vicissitudini, però, sento in me la forte spinta ad esprimermi in maniera propositiva. Perché credo che queste vicende pesanti possano dare uno spunto di miglioramento e rinnovo".
"Ma possiamo migliorare"
Ci si può rialzare, afferma. Ma come? "Alcuni schemi ancorati da tempo non sono facili da rinnovare. Eppure penso che basterebbe una sana umiltà per ridefinire il nuovo. Il saper riconoscere gli sbagli fatti è il punto di partenza, il porsi molte domande è il punto centrale. Le risposte a volte non sono facili da digerire, perché tutti sanno che non è semplice confrontarsi con errori commessi o decisioni sbagliate. Ma questo confronto, se fatto con la massima serietà e umiltà, porterebbe immediatamente ad un cambiamento radicale e di grande crescita per tutti".
Autocritica prima di tutto, dunque. E nuovi metodi, che vadano oltre quelle che definisce idee primitive. "Dopo questi ultimi due anni di dura separazione dovuta alla pandemia ed alle sue restrizioni, le anime di ogni atleta e di ogni persona anelano all’unione, alla giustizia, al sostegno reciproco ed alla gioia di poter svolgere allenamenti duri con serenità. Spero con tutto il cuore che la situazione verificatasi nel club di pattinaggio di Lugano non si ripeta mai più e spero che da questa brutta esperienza si possa creare un nuovo progetto rivolto al benessere di ogni atleta, permettendogli di esprimere al meglio le proprie doti. Un progetto non individuale ma collettivo, dove il giorno in cui un atleta non è in piena forma viene sostenuto dai colleghi pattinatori, da un team professionale, da genitori disponibili e da un comitato attento alle esigenze degli atleti. Sapere di essere sostenuto non solo con le parole ma con i fatti è, a mio avviso fondamentale per un atleta".
Piazzini insiste sull'importanza della formazione continua. "Questa deve essere una regola obbligatoria così da non dover dipendere da un solo giudizio tecnico. Gli allenatori non dovrebbero essere solo aggiornati tecnicamente. Dovrebbero svolgere anche un serio lavoro personale, per poter essere in amorevole apertura e rinnovarsi di continuo, mettendo in atto nuove metodologie di allenamento sia fisico che mentale".