di Don Gianfranco Feliciani*
La stampa ne ha dato notizia: la Diocesi ticinese fa sempre più fatica a sbarcare il lunario. Insomma, mancano i soldi.
Un gruppo di amici mi chiede una “conferenza” sulla questione. Non sono mai stato bravo in matematica e in contabilità, e tanto meno negli affari. Nelle comunità dove sono stato parroco ho sempre avuto la fortuna di avere accanto a me persone competenti ed oneste, facenti parte dei Consigli parrocchiali.
Non voglio tuttavia schivare l’oliva e decido di trattare l’argomento sotto il profilo della “Provvidenza”. E scelgo queste citazioni, tratte dall’esperienza cristiana, come pista per la riflessione…
* Così leggiamo negli “Atti degli apostoli” (2,44-45), il libro che narra la vita delle prime comunità cristiane: “Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno”.
* Tommaso da Celano (XIII sec.), primo biografo di san Francesco d’Assisi, riporta questa esortazione del santo Poverello: “Quanto i frati si allontaneranno dalla povertà, altrettanto il mondo si allontanerà da loro, e cercheranno, ma non troveranno. Ma se rimarranno abbracciati alla mia signora povertà, il mondo li nutrirà, perché sono stati dati al mondo per la sua salvezza… Vi è un patto fra il mondo e i frati: i frati si obbligano a dare al mondo il buon esempio, ed il mondo a provvedere alle loro necessità. Se, rompendo i patti, i frati ritireranno da parte loro il buon esempio, il mondo per giusto castigo ritrarrà la mano”.
* Madre Teresa di Calcutta, così parlava alle “Missionarie della carità”, la Congregazione da lei fondata: “Dio non ha creato la povertà: siamo stati noi a crearla. Davanti a Dio siamo tutti poveri. La Chiesa siamo ognuno di noi. Io, tu… Siamo noi che dobbiamo conoscere, amare e metterci al servizio dei poveri. Dobbiamo soffrire con Cristo. In tal modo condivideremo le sofferenze dei poveri. La nostra Congregazione potrebbe soccombere se le suore non camminassero al passo con Cristo nelle sue sofferenze, se le suore non vivessero la povertà. La nostra povertà rigorosa è la nostra salvaguardia. Noi non vogliamo cominciare servendo i poveri per passare insensibilmente al servizio dei ricchi. Per capire e per poter aiutare coloro che sono privi di tutto, dobbiamo vivere come loro. La differenza radicale sta solo nel fatto che i nostri assistiti sono poveri per forza, mentre noi lo siamo per libera scelta”.
* Papa Francesco, all’inizio del suo pontificato: “Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!”.
*Arciprete di Chiasso