di Mauro Dell’Ambrogio
Anticamente a giustificare una guerra bastava la volontà di conquista. Le popolazioni sconfitte erano sottomesse, ridotte in schiavitù o perfino estinte. Più tardi si è diffusa la giustificazione di muovere guerra a qualcuno nel suo interesse: per salvare le anime imponendo la vera religione, per portare la civiltà agli indigeni o per liberare un popolo da un governo illegittimo. La mia generazione ricorda l’invasione sovietica di Ungheria e Cecoslovacchia, per difendere la classe operaia in quei paesi dai nemici del comunismo. Nella concezione di un impero, ancora durante la guerra fredda, l’uso della forza militare nella propria zona di influenza era simile a un’operazione interna di ordine pubblico: non è più un popolo che ne combatte un altro, ma un regime, un’ideologia che mantiene il potere contro chi rivendica autonomia. Ora che il nazionalismo ha soppiantato in larga misura le ideologie fondate su modelli di società, quel che sta succedendo è in sostanza un ritorno alle origini: l’asservimento di un popolo ad un altro. Giustificarlo con la propria sicurezza lo facevano già le tribù primitive.
Non sappiamo quanto e come gli Ucraini resisteranno. Dopo le citate invasioni sovietiche, sotto le ceneri decennali di governi imposti covò nell’Europa dell’Est la brace del risentimento. Anche noi ci chiedevamo come sarebbe potuta crollare l’Unione Sovietica, col suo arsenale nucleare. Crollò perché la sua popolazione riconobbe ingannevole e non riformabile l’ideologia che la reggeva, col contributo dei risentimenti per le repressioni interne ed esterne
Nella guerra di questi giorni i confini etnici tra aggressori ed aggrediti sono sfumati. Sotto la cenere coverà la brace anche in quella parte di popolazione russa che non crede nell’orgoglio nazionale come valore prevalente sulla convivenza pacifica. Prima o poi anche quel regime crollerà. Ed è un monito anche per il nazionalismo in auge dalle nostre parti, ostile ad ogni ordinamento sovranazionale. Coniugato con un’illusione di neutralità che non mette al riparo dalle guerre altrui: anche Olanda e Belgio erano neutrali quando la Germania li invase. Se la guerra è stavolta lontana dalle nostre frontiere, lo dobbiamo alla saggezza dei popoli europei che hanno finito di comportarsi come tribù primitive.