di Mauro Dell'Ambrogio
Quando il segreto bancario svizzero fu messo sotto pressione, il maggiore partito svizzero preannunciò un’iniziativa popolare per iscriverlo nella costituzione e renderlo così inattaccabile. Poi lasciò perdere, quando le banche svizzere cominciarono a dover subire le ire dei paesi stufi della loro complicità nell’evasione fiscale e chiesero loro stesse alle nostre autorità di adeguarsi alle pressioni internazionali.
La vicenda sta per ripetersi con la neutralità, che dovrebbe comprendere secondo quel partito anche l’astensione da ogni tipo di sanzioni economiche. Come se la costituzione potesse proteggere le aziende svizzere, finanziarie ma anche industriali, da pesanti conseguenze se non dovessero allinearsi a quanto unanimemente deciso nella parte del mondo dove siamo immersi e dalla quale ricaviamo benessere e sicurezza.
Non è la volontà politica interna, ma la cura delle relazioni internazionali che permette l’arrivo del gas a Lugano, la vendita di nostri prodotti all’estero, l’accesso a tecnologie e innovazioni, perfino la sicurezza alle frontiere e il rimpatrio degli indesiderati. Fermo restando il sommo obiettivo di stare fuori dalle guerre, nostri interessi vitali c’impongono un comportamento coordinato con chi li può tenere in ostaggio.
Nella foto: un momento della manifestazione svoltasi a Milano nel 2015 per i 500 anni di neutralità svizzera