di Brenno Martignoni Polti
Ville lumière. Venerdì 11 aprile. A fine spettacolo. Gli applausi. Giù il sipario. Lascia il palcoscenico. Nel camerino. In seguito, viene trovata priva di sensi. Morirà qualche ora più tardi. In giorno di sabato, 12 aprile 1975. La causa. Presunta. Emorragia cerebrale. Nessuna indagine a suffragio. Tantomeno accertamenti autoptici. Freda Joséphine Baker. Un addio improvviso. In punta di piedi. Senza clamori. Nè colpi di coda. Non li avrebbe voluti. Neppure lei. Un’uscita di scena in linea con la persona. Altruista da lasciare il segno. Intrecci. Meritevoli di memoria. Ballerina. Eclettica. Al ritmo del Charleston. Con il gonnellino di sedici banane. Emblema, ideato “au fur et à mesure”, dal costumista austriaco Paul Seltenhammer. In Francia era giunta nel 1925. Invero, subito assediata da stuole di pretendenti. Principi e statisti inclusi. Disposti a tutto. Pur di averla. Nozze lampo. Duelli, a costo della vita. A quanto sembra. Suicidi, persino. Tra loro, un giovane giornalista belga. Georges Simenon. Papà del commissario Maigret. Coreografie, le sue, mai scontate. Ai detrattori, ritenendola di facili costumi, evidentemente, tutto questo non tornava. In realtà, fu figura chiave. Capace. Competente e preparata. Di rara umanità. Eccellenza, nel suo campo. Dotata anche nel canto. Ne fanno obiettiva fede le registrazioni. Impegnata combattente. Onesta portabandiera di giustizia. Guerriera su più fronti. Contro il nazismo. Creola afroamericana e amerindia degli Appalachi. Nata il 3 giugno 1906. A Saint Louis. Missouri. Nel 1937, si fece francese. Quella cittadinanza le aprì il controspionaggio gaullista. Con l’occupazione tedesca, si trasferisce. Il colore della sua pelle non si concilia con le persecuzioni etniche. Si esibisce all’estero ed è agente segreto. I servizi britannici le chiedono, in tournée, di raccogliere importanti informazioni. I messaggi in codice vengono criptati negli spartiti musicali. Spagna, Portogallo, Nord Africa. In duplice attività. Da rediviva Cleopatra, evidenzia abilità diplomatiche con diversi governi. Perorando la liberazione. Con il grado di capitano. Si mette al petto. Legione d’Onore. Croce di Guerra. Menzioni da resistente. Attivista per l’affermazione dei diritti civili. Affianca Martin Luther King, alla marcia di Washington, nel 1963. Negli Stati Uniti, offrì concerti gratuiti. Raccolse fondi, in prima persona. Tenendo conferenze di sensibilizzazione. Stanziò di tasca propria ingenti risparmi. A sorreggere filantropie un po’ ovunque. Nel 1947 si unisce a Jo Bouillon. Direttore d'orchestra. Insieme comperano il castello di Milandes in Dordogna. Vi accolsero e adottarono dodici bambini. “La mia tribù arcobaleno". Così li definiva, con affetto. In gravi difficoltà finanziarie. Ricevette il sostegno della principessa Grace di Monaco. Amica e, come lei, artista. Che le evitò la bancarotta. Abitando in Costa Azzurra, per il resto della vita. Dal 30 novembre 2021, Freda Josephine Baker è fra i grandi. Nel mausoleo del Pantheon di Parigi. Il suo cenotafio, custodisce triplici porzioni di terra. Una, proveniente da Saint Louis. Un’altra, da Parigi. Una terza, dal Principato di Monaco. Simbolismo solenne. Di amore. Di pace. Universali.