Tribuna Libera
19.02.2017 - 15:320
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43
Canoni d’acqua e Strategia energetica 2050?
di Bruno Storni
L’editoriale di Moreno Bernasconi sul Corriere del Ticino del 15 febbraio esordisce con affermazioni sugli effetti della Strategia energetica 2050 che, oltre a dover essere finanziata dalle economie domestiche e contribuenti, adesso richiederebbe anche una drastica riduzione dei canoni d’acqua.
Chiariamo subito: non c’è nessun nesso causale tra la Strategia energia 2050 e i paventati tagli ai canoni d’acqua (tagli che vanno chiaramente respinti), anzi, come vedremo più avanti è vero il contrario. I paventati tagli ai canoni servirebbero piuttosto a salvare le grandi aziende elettriche che, dopo decenni di lauti utili, si trovano in gravi difficoltà per errori propri e per le dinamiche di mercato.
Infatti i canoni d’acqua, che contano per meno di un terzo del costo di produzione di circa 5 cts/kWh dell’idroelettrico, sono sotto pressione a causa dell’apertura parziale del mercato elettrico che permette ai grossi consumatori di acquistare energia dove costa meno.
Attualmente in Europa c’è un esubero di energia, in particolare a basso prezzo prodotta da vecchi impianti a lignite o carbone. Vettori energetici fossili che a causa dello sfruttamento di gas di scisto negli USA hanno perso mercato e valore, quindi prezzi estremamente bassi del carbone e oltretutto abbiamo bassa domanda e prezzi minimi per i certificati CO2 (5 a 10 €/ton contro 84 Fr/ton della tassa sul CO2 in Svizzera). Se sommiamo, prezzi ai minimi storici del carbone, idem per i certificati CO2 e impianti ammortizzati, abbiamo elettricità a un prezzo inferiore a quella già conveniente del nostro idroelettrico.
Rinnovabili a prezzo di mercatoCome già scritto su queste pagine, non sono, come pretende Bernasconi, le vituperate nuove rinnovabili lautamente sussidiate in Germania (ma anche in Svizzera, Italia , ecc.) a insidiare i canoni d’acqua, ma la citata elettricità low cost da carbone, perché ricordo che l’energia rinnovabile sussidiata viene venduta al prezzo medio di mercato e non sotto.
Quanto alla Strategia energetica 2050, visto che le Camere hanno inserito un premio di mercato all’idroelettrico in crisi, da circa 100 mio/anno, si vorrebbe condizionare questo aiuto alla rinuncia parziale ai canoni d’acqua per i pochi impianti per lo più nuovi che ne beneficeranno. Tutto il resto, ed è sicuramente più dell’ 80%, andrà avanti con i canoni d’acqua previsti, comunque non è scritto nella Strategia energetica 2050, dove la parola canoni non è menzionata, che debbano essere ridotti.
Anzi la Strategia energetica 2050 che come sappiamo prevede la rinuncia alla costruzione di nuove centrali nucleari e l’abbandono delle attuali una volta terminato un più che abbondante ciclo di vita, aprirà nuovi mercati proprio all’idroelettrico, rivalorizzandolo a garanzia della sostenibilità economica dei sacrosanti canoni d’acqua.
Più mercato per l’idroelettricoLo si è visto proprio in questi mesi con il 40% del nucleare CH e il 30% di quello francese fuori esercizio per questioni di sicurezza: i prezzi sono saliti a volte al doppio per rapporto al medesimo periodo dello scorso anno.
Altra misura direttamente a favore dei canoni, oltre alla chiusura degli impianti nucleari e a carbone obsoleti, sarebbe quella di tassare in Svizzera con la tassa sul CO2 svizzera l’energia elettrica da carbone importata. La proposta è stata fatta al Consiglio Federale che intanto ne ritiene difficile l’attuazione. Applicando la giusta tassa avremmo un aumento del costo dell’energia elettrica importata da carbone pari a 7 cts/Kwh, e porterebbe il prezzo al doppio di quello dell’idroelettrico CH.
Strategia energetica 2050 low costIl modesto aumento del RIC da 1,5 a 2,3 cts/kWh prevista dalla Strategia Energetica 2050 per aumentare per qualche anno l’importo a disposizione per finanziare il nuovo rinnovabile, non sarà certo esoso per il consumatore che beneficerà della diminuzione dei consumi prodotti dalle misure di efficienza energetica fattibile dalle nuove tecnologie e previsti nella Strategia Energetica 2050.
Strategia che creerà lavoro in Svizzera nel campo dell’efficienza e del nuovo rinnovabile e ridurrà la dipendenza da fonti non rinnovabili fossili che acquistiamo in grande stile all’estero. Ma qui si continua a disquisire per l’eventuale acquisto oltrefrontiera di alcuni TWh di elettricità in buona parte rinnovabile di proprietà anche di aziende svizzere, ma non sui 150 TWh di gas e petrolio importati annualmente dalla Russia o Arabia Saudita e altri Paesi.
Da notare che negli ultimi anni in Svizzera l’incidenza del costo per l’energia sul PIL procapite è già scesa dal 5.7 % (2000) al 4,7% (2015); attualmente 3665 Fr pro capite/anno, 0,8 cts/kwh in più sull’energia elettrica rappresenta meno di 20 Fr pro capite, quindi niente allarmismi finanziari e non perdiamo di vista gli obiettivi della Strategia Energetica 2050 che sono di politica climatica e ambientale.
Bruno Storni