*Di Rosa Cappa
Le scuole sono chiuse, ma l’istruzione non può andare in vacanza. Rompere il silenzio e continuare ad imparare e a tenere connessi gli studenti tramite l’apprendimento è necessario ed è fondamentale in questo momento di smarrimento, soprattutto per gli adolescenti. Gli allievi e i docenti non possono pagare oltre il dovuto la sospensione prolungata delle attività didattiche.
Secondo la Risoluzione del Consiglio di Stato del 14 marzo 2020, iI DECS è autorizzato ad emanare prescrizioni affinché le scuole pubbliche possano continuare la loro attività anche in base a metodologie d'insegnamento alternative, che non implicano la frequenza scolastica da parte degli allievi. Il Direttore del DECS Manuele Bertoli ha dichiarato il 25 marzo 2020 al Corriere del Ticino che si stanno facendo passi da gigante in questa direzione, facendo riferimento alla piattaforma Moodle attivata per la scuola secondaria. In realtà Moodle è solo una piattaforma digitale per il passaggio di documenti tra docenti e allievi ed è ben lontana dal costituire una metodologia d’insegnamento a distanza.
Fra l’altro, non tutti gli insegnanti la usano, per cui la sua utilizzazione avviene a macchia di leopardo. Senza guardare all’Italia, dove le scuole superiori e le Università danno lezioni e fanno test online per milioni di studenti (e dove lavora ora a pieno ritmo l’Animatore digitale, figura istituita nell’ambito del Piano Nazionale di Scuola Digitale con il compito di fare da ponte fra il corpo insegnante, gli studenti e le evoluzioni tecnologiche), sappiamo che in Ticino l'USI già dal 12 marzo ha fatto proseguire le lezioni in remoto attraverso sistemi di eLearning, la SUPSI impartisce dal 23 marzo le lezioni in modalità a distanza e lo stesso vale per il Centro Studi Villa Negroni, che fornisce lezioni in videoconferenza live per classi digitali. Le scuole private di Lugano danno regolarmente le lezioni online.
È vero che, come per ogni tema importante, c’è il rovescio della medaglia. Il responsabile della divisione Digital Media di Swisscom ha comunicato che le richieste di streaming video in diretta sono più che raddoppiate nel giro di una settimana e che si sta lottando per avere risorse aggiuntive. Tramite il DATEC, il Consiglio federale ha invitato ad usare i servizi di streaming con moderazione, in modo da mantenere sufficienti risorse libere per i servizi importanti, posto che ha il potere di ordinare la restrizione o l’interruzione del traffico delle telecomunicazioni in situazioni straordinarie. A mio avviso, questo invito non può riguardare la formazione a distanza e, in generale, una simile restrizione limiterebbe troppo i diritti dei cittadini, già compressi dalla situazione di immobilità in cui si trovano.
Il Governo federale dovrebbe invece lavorare per sostenere lo sforzo delle aziende nell’implementare i rispettivi sistemi d'accesso alla rete e degli operatori di rete nell’offrire una banda larga maggiore, che andrà anche a beneficio della futura (speriamo imminente) istruzione a distanza. Una cosa è certa: ora è prioritario che il DECS assicuri la vera formazione a distanza, attraverso una scuola digitale che non rappresenti un di più, ma una condizione necessaria per la continuità didattica.
È importante tanto sul piano formativo che relazionale per i nostri ragazzi e può diventare un’opportunità per implementare una nuova visione della scuola, una scuola attrattiva, interattiva, flessibile rispetto alle situazioni di emergenza che si possono presentare, come quella che stiamo vivendo oggi e che mai avremmo potuto prevedere.
*Avvocato