A nemmeno un mese dalla morte di Francesco Pio D’Amaro, il piccolo di 13 mesi sbranato da due pitbull a Eboli, in Campania, un caso identico è accaduto venerdì scorso in provincia di Vercelli, dove un pitbull ha ucciso il piccolo Michele di appena cinque mesi, che si trovava tra le braccia della nonna. In entrambi i casi i cani erano di proprietà dei famigliari dei neonati. Dopo la tragedia di Palazzolo Vercellese, gli animalisti hanno fatto sapere che faranno “tutto il possibile per garantire salva la vita di quel cane che in fondo si è solo comportato come il suo istinto gli ha suggerito”. Giusto o sbagliato? Abbiamo chiesto un’opinione al presidente della Protezione animali di Lugano Pierre Rusconi.
Di Pierre Rusconi
I cani come gli esseri umani reagiscono alle situazioni di stress o di paura o a nuove contingenze in modo diverso. Ho avuto 5 golden retriever e di fronte a un rumore sconosciuto o ai fuochi d’artificio hanno avuto attitudini diverse, dalla curiosità alla paura. Quindi non è possibile generalizzare e avere certezze basate sulla razza. I cosiddetti cani pericolosi richiedono ovviamente più attenzioni e capacità gestionali e i corsi, che in Ticino sono obbligatori per i proprietari di alcune razze, aiutano a meglio sincronizzare l’animale con l’uomo. Questi corsi non sono una garanzia di totale controllo, ma permettono di valutare l’idoneità e la compatibilità tra padrone e cane.
Con questa premessa, è auspicabile che chi si accinge ad acquistare un cane inserito nella lista di quelli soggetti ad autorizzazione si possa rendere conto delle sue capacità gestionali. Le razze divergono molto nelle loro caratteristiche e la mole è anche un fattore di rischio supplementare. Un barboncino aggressivo non potrà mai fare i danni di un pitbull…! Credo che la cosa importante sia essere coscienti del contesto nel quale il cane dovrà vivere, in modo da poterlo gestire di conseguenza.
Prima di portare in casa un animale si dovrebbe considerare lo scopo per il quale lo si acquista: oltre alla scelta puramente estetica – ‘mi piace quella razza’ – occorre essere coscienti dell’impegno e dei rischi che un cane comporta. Questo per dire che a volte sono più pericolosi i padroni che i cani!
Per venire al punto, non credo che la soppressione dei cani incriminati debba essere la soluzione primaria: va fatta una valutazione di fronte a ogni singolo caso. Non sempre, infatti, il problema è l’animale, ma spesso é il contesto nel quale si trova a vivere. Si torna dunque alla questione basilare: la scelta della razza e la gestione che ne vien fatta. Certamente, però, vi sono casi nei quali la soppressione di un cane che ha manifestato atteggiamenti aggressivi è necessaria per il pericolo di reiterazione. L’importante è che non vengano soppressi per semplice spirito di vendetta.