BELLINZONA – Una vaccinazione non più di massa, ma indirizzata solamente a chi, in caso di contagio, rischierebbe la vita, non più una misura di salute pubblica per quanto concerne la gestione della malattia bensì di salute privata. Lunedì parte la campagna autunnale legata al vaccino per il Coronavirus, annunciata questa mattina dal DSS (leggi qui) e, da noi interpellato, il Medico Cantonale Giorgio Merlani chiarisce alcuni dettagli, commentando anche i dati secondo cui molti svizzeri sarebbero contrari a farsi inoculare una ulteriore dose (leggi qui).
Nel comunicato si parla di "campagna autunnale": ciò significa che ormai quella contro il Coronavirus è diventata una vaccinazione stagionale e periodica, come quella dell'influenza?
“È difficile dire adesso quale sarà l’evoluzione nei prossimi anni. Attualmente si potrebbe affermare che la vaccinazione contro il coronavirus sia stagionale, perché il virus è cambiato e sappiamo che sta circolando e si è diffuso, i contagi stanno aumentando e durante la stagione fredda porta a più infezioni. È possibile che per un paio di anni chi è a rischio si debba vaccinare periodicamente, non ci si può sbilanciare sul fatto se questo durerà per sempre”.
Nelle raccomandazioni, non si citano il numero di dosi ricevute. La consigliate a chiunque si sia vaccinato da più di sei mesi, sia che abbia ricevuto una, due, tre, quattro o addirittura cinque dosi? Ci sarà un limite massimo o ci si potrà sempre vaccinare?
“La domanda è pertinente e mi permette di fare alcuni chiarimenti. Non si tratta più di una vaccinazione a tappeto che deve coinvolgere tutta la popolazione, con lo scopo di proteggere sé stessi e gli altri, bensì di una campagna rivolta solo a chi ne ha bisogno perché in caso di contagio potrebbe presentare un decorso grave. Non si può, in un comunicato, esporre tutti i casi. Il consiglio è quello di rivolgersi al proprio medico, esponendo la propria storia e il proprio stato di salute, compreso il numero di dosi che si ha già ricevuto, per capire come procedere. Stimo che solo il 20% della popolazione sarà interessata dalla campagna e dico di più, la Confederazione questa volta rimborserà il vaccino solo a chi rientra nelle categorie bisognose, /a conferma di una gestione ormai diversa del virus”.
Come è l'andamento dei numeri relativi al virus? Sono tali secondo Lei da giustificare una nuova campagna o si tratta di prevenzione?
“È difficile parlare di numeri certi. Non vedremo, in questo periodo, l’aggiornamento quotidiano di test e casi, come ci eravamo abituati nei periodi più difficili, perché il tampone non è più usato per la gestione della salute pubblica bensì in casi che potrebbero avere un decorso grave e per i quali va valutata la possibilità di somministrare un determinato farmaco. Tuttavia, le analisi sentinella fatte a livello ambulatoriale al fine della sorveglianza epidemiologica mostrano che due terzi dei virus riscontrati nelle persone che si presentano con sintomi simil-influenzali (tosse, febbre, problemi respiratori, ecc.) risultano coronavirus. Il virus sta cambiando e il nuovo vaccino proposto è una sorta di rinforzo per aiutare chi è a rischio a non avere decorsi gravi. Oltre alle visite dai medici sentinella, stiamo monitorando le acque reflue e da fine agosto vediamo un aumento della presenza del virus, che adesso è al 40% rispetto ai picchi delle precedenti ondate. La circolazione del Covid, peraltro mutato rispetto al precedente, è dunque in salita e dato che la protezione del vaccino è di circa sei mesi, è un ottimo periodo per riceverlo, in modo che l’effetto duri sino a quando poi, storicamente, i casi iniziano a scendere”.
Un sondaggio dice che gli svizzeri non vogliono più vaccinarsi. Come legge questo dato?
“Posso capire che ci sia una stanchezza vaccinale nella gestione della pandemia, osservando la popolazione si vede una polarizzazione tra favorevoli e contrari. Preciso che questa volta circa l’80% dei cittadini non dovrà vaccinarsi, perché non si tratta di un vaccino raccomandato per ridurre la circolazione del virus a livello di salute pubblica bensì una misura di salute privata per chi è a rischio”.
Secondo lei le voci su effetti collaterali hanno una influenza su questa stanchezza?
“I dati sulla sicurezza sono pubblici, leggibili e pubblicati. Sappiamo quanto il vaccino abbia evitato in termini di malattia, carico di morti, ospedalizzazioni e che è sicuro. Sono molti i siti che riportano dati e notizie non fondate e non scientificamente supportate ed è per questo motivo che abbiamo sempre invitato la popolazione a fare affidamento alle fonti ufficiali. Poi è ovvio che ogni misura in medicina ha rischi di effetti collaterali, ma il vaccino mostrava e mostra tuttora un profilo di rischio ottimo.
L'Ufficio Federale della Sanità ha comunicato che non aggiornerà più i dati relativi ai vaccini, ci sa dire come mai?
“I dati non verranno diffusi settimanalmente perché non è una misura di salute pubblica. Verranno comunque raccolti, unitamente a quelli di eventuali effetti collaterali, come per ogni trattamento medico”.