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Il saluto in bianco del Giornale del Popolo. Il Vescovo e la metafora dell'alpinista, poi la frase che scatena polemiche: "un piano sociale avrebbe messo la Diocesi in ginocchio"
"Dopo l'annuncio-shock del nostro editore non me la sono sentita di chiedere ai colleghi di scrivere i loro articoli", spiega la direttrice Alessandra Zumthor per giustificare il quotidiano (l'ultimo?) uscito completamente in bianco. "È anche l'espressione del nostro sconcerto e smarrimento"
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Per i dipendenti del Giornale del Popolo niente piano sociale. "Un datore di lavoro etico come la Curia non può fare così". La direttrice chiede aiuto, "se volete bene al giornale fatevi avanti"

17 MAGGIO 2018
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17 MAGGIO 2018
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Il dispiacere del Vescovo, "capisco i sentimenti dei collaboratori. Non potevamo garantire un piano sociale. La collaborazione?. Il Corriere del Ticino non era un benefattore incondizionato"

17 MAGGIO 2018
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17 MAGGIO 2018
LUGANO – Pagine bianche, perché “dopo l’annuncio-shock del nostro editore non me la sono sentita di chiedere ai colleghi di scrivere i loro articoli per il quotidiano che avete sotto gli occhi. Per questo lo trovate tutto bianco: ci scusiamo, ma pensiamo che possiate capirci, e d’altronde vuole essere anche l’espressione del nostro sconcerto e smarrimento”, scrive la direttrice Alessandra Zumthor.

Un ultimo Giornale del Popolo senza notizie, dunque, con solo l’editoriale del Vescovo e la speranza di Zumthor che sia un arrivederci e non un addio.

“Sapevamo di molti pericoli e insidie in agguato, ma non abbiamo voluto lasciare intentata neppure l’ultima possibilità di dare continuità – nella forma finora conosciuta e apprezzata – alla lunga e gloriosa tradizione del nostro quotidiano”, scrive Monsignor Lazzeri. “Si sa però che i percorsi in montagna, per quanto affrontati con intelligenza, impegno e generosità, sono quelli che prima di raggiungere la vetta possono riservare le sorprese peggiori. Qualche volta si può incorrere in un passaggio che obbliga a una deviazione o a una sosta di ripensamento. Altre volte invece è proprio un precipizio quello che si apre davanti anche al più coraggioso, esperto e tenace alpinista. Arriva così l’ora del riconoscimento dei propri limiti, dell’inadeguatezza dei propri mezzi, dell’insufficienza delle proprie risorse. È quello che accade oggi per il nostro amato Giornale del Popolo”.

E rimarca il ruolo del fallimento di Publicitas, ringrazia chi negli anni nella Curia si è adoperato per portare avanti il quotidiano, sottolineando i cambiamenti del mondo della carta stampata. Poi prosegue con i ringraziamenti per i collaboratori e i lettori.

Ieri nelle interviste, vedi anche quella rilasciata a noi, ha spiegato come era impossibile far fronte a un piano sociale. “Un piano sociale per trenta collaboratori vuol dire mettere la Diocesi in ginocchio: un debito enorme che avrebbe condotto la Curia a portare i libri in pretura...”, ha aggiunto. Una frase che sta scatenando una ridda di polemiche.

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