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11.12.2020 - 11:490

"Salviamo Rete Due", se firmano anche... Hitler e Willer. Canetta: "Cambia davvero se un podcast va su Rete Uno?"

Il direttore mette in dubbio le 8'500 firme della petizione online: ". Si può firmare quante volte si vuole. Si possono dare nomi di fantasia. Si deve indicare un numero di avviamento postale che può essere fasullo"

COMANO - Oggi sarà scelto il suo successore, ma Maurizio Canetta ci mette la faccia e in un piccato post parla della raccolta firme denominata "Salviamo la Rete Due", che recita "Dalla musica al teatro, dalla letteratura alla filosofia, dal cinema alle arti figurative, dalla storia all'antropologia e ancora di più, ha prodotto cultura, conoscenza, educazione... non solo informazione.
Giornaliste e giornalisti, studiose e studiosi, ricercatrici e ricercatori della Rete2 della RSI producono cultura, strumento fondamentale per lo sviluppo della società. Non si deve e non si può smantellare, solo per ragioni economiche, o meglio, di risparmio, il Fiore all'occhiello della Radio Svizzera Italiana, ossia la RETE2 e soprattutto non si possono sopprimere posti di lavoro qualificati".

La RSI aveva preso posizione nei giorni scorsi, specificando i motivi che portano a un ripensamento del palinsesto e dei contenuti della sua seconda stazione radiofonica. Le firme della petizione sono quasi 8'500 ma Canetta solleva qualche dubbio: "Una piccola nota sulla petizione online e sul valore delle cifre. Si può firmare quante volte si vuole. Si possono dare nomi di fantasia. Si deve indicare un numero di avviamento postale che può essere fasullo. La lista dei firmatari è stilata secondo nome e iniziale del cognome. Molte e molti hanno firmato con convinzione e vanno ascoltati. Ma su Hitler A. e Willer.A qualche dubbio l’avrei. Su quanti altri?". Insomma, chi ci dice che quelle firme sono reali e non siano sempre le stesse persone ad apporle, cambiando i dati, sembra sottintendere Canetta?

Che dice la sua sul futuro di Rete Due, ricalcando la nota della RSI cui facevamo riferimento sopra, ovvero che la radio perde ascoltatori e che i giovani ascoltano audio ma non alla radio, tanto per citare dei dati, "Rete Tre, nata come Rete per i giovani, oggi ha un pubblico di età media attorno ai 42 anni".

"Il progetto su cui stiamo lavorando prevede che Rete Uno diventi una rete di cultura, informazione e sport, Rete Due una rete prevalentemente musicale (con la giusta e forte attenzione alla musica di qualità, alla classica e al jazz), di attualità culturale e di eventi (concerti, teatro, conferenze e simili). Rete Tre diventerà la rete dell’intrattenimento, ovviamente con accenti di società secondo i canoni e il mandato di servizio pubblico. In più dobbiamo proporre un’offerta articolata e organica sulle piattaforme digitali (il podcast ad esempio), nella quale devono trovare posto elementi culturali, destinati ai pubblici che hanno uno spiccato interesse. Naturalmente questo progetto – ancora in divenire – prevede un grande cambiamento: per quanto riguarda la cultura si tratta di offrirla allo stesso modo (in termini di qualità e rigore) su piattaforme e reti diverse", spiega il direttore.

"La petizione parte da un assunto parziale, cioè dalla definizione di Rete Due, non tiene minimamente conto della Rete Uno e dell’offerta digitale, dunque di una visione complessiva, nella quale la cultura in tutte le sue ramificazioni deve trovare spazi e tempi consoni. Certo, parlare a un pubblico più largo significa avere un approccio diverso, ma dire che questo è uno smantellamento, significa non avere fiducia nelle persone che oggi si occupano di cultura alla radio e che domani lo faranno alla radio e sulle piattaforme digitali", prosegue.

Senza scordare l'aspetto finanziario, "perché siamo chiamati a risparmiare undici milioni in quattro anni e questo progetto ha in parte anche questo mandato. Ma sarà un sacrilegio se io offro una trasmissione di cultura su Rete Uno e ne passo alcuni elementi rilavorati sulla Due? Oppure se da un podcast di un’ora che descrive lo sviluppo della ricerca nell’ambito del colesterolo, estraggo gli elementi importanti ed essenziali per proporli sulla Rete Uno? Io credo di no".
 

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