Cronaca
20.04.2017 - 10:400
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17
Libertà di stampa sotto assedio. Syndicom, "con la concorrenza sleale i poteri forti hanno trovato un nuovo metodo intimidatorio"
"Giornalisti, continuate a svolgere il vostro lavoro indispensabile per la democrazia", invita il sindacalista. "Dopo il caso Caffè, temevamo che ci sarebbero state accuse simili, e infatti..."
BELLINZONA – Concorrenza sleale, è il nuovo termine con cui si cerca di imbavagliare il giornalismo. Dopo la querelle Sant’Anna-Caffé, la Argo 1 ha minacciato il portale tio.ch e il cartaceo 20 minuti di denuncia. La libertà di stampa è in pericolo? Ne abbiamo parlato con Marco Forte del sindacato Syndicom.
Quella di concorrenza sleale è un’accusa nuova nel mondo del giornalismo, vi preoccupa ?“Già in occasione della vicenda del Caffé, accusato di concorrenza sleale, avevamo ipotizzato che sarebbe stata usata in futuro anche in altre occasioni come fatto intimidatorio per inibire la libertà di stampa. Purtroppo, le nostre preoccupazioni si stanno avverando”.
Per i non addetti ai lavori, ci spiega in cosa consiste questo reato?“La concorrenza sleale l’abbiamo conosciuta col caso Caffé. Dal nostro punto di vista, è un reato economico che ha ben poco a che fare con ambiti come la libertà di cronaca. Di solito, i giornalisti vengono accusati di diffamazione : chi lavora nel settore sa come muoversi e presentare le notizie per non incorrervi, ora bisogna invece preoccuparsi di questo nuovo reato”.
La Argo 1 parla di informazioni errate senza specificare quali, un altro elemento oscuro?“Esatto, come nel caso del Caffé. Riteniamo che si tratta nuovamente di un’accusa volta a intimidire i giornalisti, che noi pertanto invitiamo a non farsi fermare e di continuare a fare il loro lavoro in totale libertà”.
Dunque, al di là del tema della concorrenza sleale, vede similitudini importanti fra i due casi?“Purtroppo sì, le accuse sono le stesse, e anche in questo caso c’è una società che ha a che fare con questioni giudiziarie e con in ballo poteri forti. Si utilizza lo stesso modo per intimidire e cercare di imbavagliare la stampa”.
Certo che pensare alla Argo 1, che si trova in mezzo a grandi guai giudiziari, è strano…
“Questo modo di agire è utile per ribaltare il tavolo, per distogliere l’attenzione dalle vere problematiche e addossare i problemi al giornalista che le ha riportate”.
Si tratta secondo lei di due casi isolati oppure la categoria dei giornalisti deve preoccuparsi?“È chiaro che quello che è successo al Caffé sta facendo da apripista e come sindacato siamo preoccupati. Riteniamo che serve che tutti gli editori e i giornalisti si uniscano e denuncino questo metodo contro la libertà di stampa: sono fenomeni preoccupanti”.
Come deve comportarsi un giornalista? Che consigli date?“Bisogna mettere in primo piano la verità e la giusta informazione, ricordiamo che il giornalista contribuisce a garantire la democrazia in un paese, dunque non si deve lasciar intimorire e deve continuare a svolgere il suo lavoro per il bene del paese e della democrazia, ignorando ogni tipo di imbavagliamento. Se un giornalista di tio.ch per esempio ricevesse un’informazione su Argo 1, se essa è di interesse pubblico, deve pubblicarla”.
In una sua interrogazione, Pronzini ha suggerito che sia il Governo a pagare le spese giudiziarie dei cronisti coinvolti, siete d’accordo?“Non abbiamo ancora valutato questa possibilità ma tutto ciò che può essere utile al giornalista a svolgere il suo lavoro al di là di indebite pressioni certamente viene accolta favorevolmente. Non ho ancora letto la proposta, in ogni caso”.
Ritiene che il tema interessi anche fra la gente comuni, ovvero quella che legge?“Il Caffé ha raccolto le firme, la stampa si è interessata, anche noi siamo stati interpellati più volte. Riteniamo che ci sia interesse perché c’è grande preoccupazione, il giornalista vuole conoscere i margini entro cui può muoversi. È giusto parlare della questione, e lo si dovrà fare anche in futuro”.
Un cittadino ha lanciato una petizione online per chiedere al Consiglio Federale di far chiudere Il Mattino. Un altro attentato alla libertà di stampa?“Sono favorevole alla libertà di stampa e alla pluralità di informazione a prescindere dal giornale. Non parlerei di attentato alla libertà, però : un conto è quando arriva un avvocato che minaccia di far ricorso alla concorrenza sleale, un altro sono dei cittadini che raccolgono firme per far chiudere un giornale. Mi sembra una provocazione o un messaggio politico piuttosto che qualcosa di concreto”.
Paola Bernasconi