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19.04.2017 - 14:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Pronzini, preoccupato per la libertà di stampa, interroga il Governo. "Per la seconda volta, una società in difficoltà tenta di far tacere i media con metodi intimidatori"

Argo 1 vuole querelare per concorrenza sleale tio.ch e 20 minuti, come il Sant'Anna col Caffè. "Non sarebbe il caso di pagare le spese giudiziarie di giornalisti coinvolti?"

BELLINZONA – La minaccia di querela da parte della Argo 1 e del suo legale dei confronti del portale tio.ch e del cartaceo 20 minuti non è passata inosservata. La ditta ritiene che siano stati riportati dei fatti errati, senza però specificare quali, e fa sapere di pensare a una denuncia per diffamazione e concorrenza sleale. Gli stessi reati di cui la Clinica Sant’Anna aveva accusato il Caffè: un altro attentato alla libertà di stampa? La politica già questa mattina si è mossa, con un’interrogazione di Matteo Pronzini, che fa notare come per la seconda volta in poco tempo una società in grandi difficoltà tenta di far tacere i media. Il granconsigliere propone anche che sia lo Stato a farsi carico dei costi giudiziari per i giornalisti accusati.
Dapprima, in un lungo paragrafo, il deputato MPS riassume la situazione concernente la Argo 1. “Come tutti sanno nei confronti del responsabile di Argo 1 è in corso un’inchiesta penale  per sequestro di persona. Non è inoltre escluso che il responsabile di Argo 1 o delle persone attive per questa società abbiano commesso dei reati su minori.
Accanto a queste grane penali, non da poco, la società Argo 1 congiuntamente alla direzione del DSS deve non poche spiegazioni alle cittadine e ai cittadini di questo Cantone. Per alcuni anni ha incassato mensilmente, dall’ente cantonale, oltre 100‘000 franchi (per un totale di circa 3 milioni) non si sa bene come e da chi per la sorveglianza di alcuni centri per richiedenti l’asilo. E qui il cerchio si chiude in quanto è verso alcuni di questi richiedenti l’asilo che il responsabile sarebbe incappato in alcuni reati penali.
Tutto questo è stato oggetto, giustamente, di un ampio dibattito pubblico, che spero permetta di far piena luce. Nel frattempo il Plenum del Gran Consiglio ha discusso di Argo 1 per un intero pomeriggio, vi sono diversi atti parlamentari pendenti e la commissione della gestione ha dato mandato a una sua Sottocommissione di analizzare gli intrallazzi intercorsi tra Argo 1 ed il DSS.”.
E, sottolinea, i media si sono occupati della questione, giustamente, salvo vedere le minacce verso tio.ch e 20 minuti, con “lo stesso metodo intimidatorio che è stato usato, con il sostegno attivo della Procura Pubblica, dal gruppo immobiliare-sanitario Genolier/Sant.Anna verso il domenicale Il Caffè”.
Pronzini ricorda alcune norme relative alla libertà di stampa, fondamento di una società democratica. Per esempio, essa “non vale soltanto per le “informazioni” o le “idee” accolte con favore o considerate come inoffensive o indifferenti, bensì anche per quelle che urtano, shoccano o inquietano: così vogliono il pluralismo, la tolleranza e lo spirito d’apertura” e può essere limitata solo in casi davvero particolari, che devono essere approvata dalla Corte Europea. Non possono essere però soggetti a restrizioni temi quali il dibattito politico o argomenti di interesse generale, in cui è pure ammessa una certa dose di provocazione o esagerazione.
“La Corte ha sottolineato che una minaccia alla libertà di espressione rischia di avere un effetto dissuasivo sull’esercizio medesimo di tale libertà. Il carattere relativamente moderato delle multe non è sufficiente a scongiurare tale rischio, che appare comunque inaccettabile”, prosegue Pronzini, sempre citando la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Si chiede prudenza da parte delle istituzioni a ricorrere alla via giudiziaria, e la Corte stessa ritiene che “il fatto stesso di pronunciare una condanna penale nei confronti di un operatore della stampa che ha riferito su circostanze di interesse generale (pubblico) rappresenta una delle forme più gravi di ingerenza nel diritto alla libertà di espressione”.
In ragione di ciò, il deputato chiede al Governo:
1. L’art. 8 cpv. 2 lett. c) della Costituzione del Cantone Ticino garantisce “la libertà d'opinione, di informazione e di stampa”. Le indicazioni qui sopra richiamate sembrano segnalare che la società Argo 1 cerchi di mettere in discussione questo diritto tramite la minaccia di una denuncia penale ad un organo di stampa. Il Consiglio di Stato, che dovrebbe essere garante dell’applicazione delle leggi (e ancor più della nostra legge fondamentale), non ritiene necessario intervenire per impedire la rimessa in discussione di questo diritto?

2. Non trova preoccupante il fatto che per la seconda volta in pochi mesi (vedi il precedente del Caffè) una società in palese difficoltà nell’opinione pubblica cerchi di mettere a tacere la stampa con metodi intimidatori?

3. Non riterrebbe opportuna una perizia giuridica indipendente che valuti i confini di applicabilità della Legge federale contro la concorrenza sleale ai media? 

4. Non riterrebbe opportuno muoversi presso il legislatore federale per chiedere una modifica della Legge federale contro la concorrenza sleale a tutela degli organi di stampa?

5. Non ritiene opportuno, alfine di garantire realmente la libertà di stampa, di assumere le spese giudiziarie dei giornalisti confrontati con metodi intimidatori (concorrenza sleale)?



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