Cronaca
23.01.2018 - 14:030
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17
La rabbia dell'entourage della maestra: "perché La Regione ha pubblicato ieri la notizia? Giornalisti o sciacalli? Per voi non conta la dignità delle persone, solo lo scoop"
Ci ha contattati una persona vicina alla docente. Non vuole parlare del caso, ma del come. "I genitori dei compagni di classe della bambina non sapevano nulla, l'hanno scoperto dal giornale. Come mai il giornalista era a conoscenza della notizia? Era giusto parlarne ma solo a indagine conclusa"
MENDRISIO – Come un mostro sbattuto in prima pagina, senza sapere che cosa accadrà. Una notizia uscita con clamore prima ancora che i genitori dei bambini della classe fossero avvisati. Nella vicenda della maestra sospesa dalle elementari di Mendrisio perché accusata di aver legato una bambina c’è ovviamente anche l’altra parte in causa, ovvero quella della donna.
Ci ha contattati una persona a lei vicina. Non vuole parlare del caso in sé, ci sarà tempo e modo semmai di prendere posizione, bensì del come.
Questa persona è furibonda. “Voglio parlare di come stia finendo l’informazione in Ticino. La Regione ha pubblicato la notizia ancora prima che venissero informati i genitori dei bambini. Un giornale che si permette di buttare una news che riguarda una donna che insegna da quarant’anni, non ha un p’o’ di dignità della persona? Prima ancora poi che si sappia come sono andate le cose... tutto pur di avere uno scoop, senza verificare cosa è accaduto realmente”.
Parla di progetti che vengono spesso segnalati ai media e che nessuno riprende, a partire da azioni di beneficienza per i bambini o iniziative giovanili. “Ma di questo nessuno parla!”. Cita una suora che viene dall’Uganda, ha parlato al forum di Davos davanti ai capi di Stato, che è stata ospite in Ticino, a cui solo il Giornale del Popolo ha dato spazio.
“Come mai La Regione era a conoscenza della cosa già sabato? Dove ha preso la notizia il giornalista che ha scritto il pezzo? Siamo sciacalli, come in Italia, dove succede un caso e subito ci si buttano? Mi è stato detto da dei giornalisti che sono lì per indagare, ma come?”.
Il nostro interlocutore non sa cosa è accaduto veramente. “Ha sempre aiutato tutti, ha sempre fatto tutto per tutti, è una brava persona”, ci dice solo. “Il mio messaggio è: avete una dignità nelle notizie, una dignità per le persone? L’incontro coi genitori dei bambini è avvenuto ieri sera. Anche loro sono parecchio contrariati, non sapevano nulla, e non hanno gradito. Non voglio, al momento, difendere nessuno, però chiedermi se stiamo diventando come l’Italia”.
Ma se realmente fosse accaduto qualcosa, chiediamo, non è giusto che si venga informati? “È giusto che esca dopo l’indagine. La commissione si incontra oggi, credo che quando avrà concluso i suoi accertamenti dirà se la maestra è stata licenziata oppure assolta. Qui invece si fa già il morto, si colpevolizza, ed è una maniera sbagliata di fare giornalismo. In Burundi fanno così, la nostra stampa è uguale a quella burundese e italiana. Pensiamo ai genitori dei compagni di classe della bambina, che hanno visto tutto dalle pagine di un giornale, mentre erano solo a conoscenza del fatto che la donna era stata sospesa. La Regione ha sbagliato, dove ha preso le notizie?”, si chiede incessantemente.
“Chi l’ha fatto deve porsi qualche domanda. Ha una dignità di essere giornalista o è uno sciacallo? Immaginiamo se domani viene deciso che lei torna a scuola e non è accaduto niente: è stata messa in cattiva luce una persona per cosa? Sia lei che la bambina, ora, sono vittime. Anche sul vostro portale parlate di una possibile denuncia, non ne siamo a conoscenza”.
Gli facciamo notare che nel mondo del giornalismo purtroppo è prassi che la notizia di un’eventuale innocenza abbia sempre meno spazio. “Nessuno si fa domande?”, replica. Ci salutiamo con la promessa che, qualsiasi sia l’esito dell’indagine, daremo ugual spazio: se la maestra verrà assolta, saremo pronti ad ascoltarla.