CRONACA
"La chiazza di sangue rimasta parecchi mesi, il sapere che la tua persona cara è morta sola. Voi lo definite niente?". La cugine della vittima ticinese di Nizza si scaglia contro Meta e Moro
La canzone che ha vinto Sanremo dice "non mi avete tolto niente". Cristina Poncini ha perso la cugina Linda nel 2016: "chi ha perso una persona amata in un attentato, perde un pezzo di cuore. Aveva tutto e non gli è rimasto niente. Ci vuole coraggio a farsi portavoce di una sofferenza senza sapere di cosa si parla"
BELLINZONA – Qualche settimana fa, Ermal Meta e Fabrizio Moro, cantando contro il terrorismo, vinsero Sanremo. La loro “Non mi avete fatto niente” urla contro le stragi, a favore del saper reagire e contro il terrorismo. Nella serata duetti, la canzone, che aveva goduto subito del favore di molti per il testo impegnato e per la presenza contemporanea di due cantanti che piacciono, Simone Cristicchi l’ha introdotta con un monologo che riprendeva le parole di un parente di una vittima del Bataclan.

Ma non tutti coloro che hanno conosciuto l’enorme dolore di perdere una persona in un attentato riescono ad allinearsi e a dire “non mi avete fatto niente”. Anzi. La cufine di Linda Casanova, la ticinese morta a Nizza nel 2016, è furibonda e scrive una lettera a liberatv.ch. “Perché chiunque abbia perso una persona amata in una guerra o in un attentato ha perso molto e gli è stato tolto un pezzo di cuore!!! Aveva tutto e si è ritrovato con niente… Chi sopravvive e chi resta deve avere una forza smisurata per non crollare nel vortice dell’odio, deve lottare per non cedere al panico di trovarsi in mezzo alla gente a qualche manifestazione o festa, deve concedersi di lasciarsi svuotare dalla disperazione ed avere la pazienza che il tempo accarezzi questa profonda ferita. Questo voi lo definite niente?”, chiede. “Il dolore di perdere una persona amata in modo così brutale ed incomprensibile. La sua assenza, il vuoto che lascia, i ricordi, la chiazza di sangue sulla Promenade des Anglais restata lì per qualche mese ed il sapere che nei momenti che precedevano la morte, questa persona era sola, senza la sua famiglia, senza chi l’amava e che non l’avrebbe più rivista tornare…”.

Il dolore di Cristina Poncini è ancora vivo, e lo resterà per sempre. Racconta di che cosa ha vissuto ascoltando la canzone, in diretta dall’Ariston. “La prima volta che l’ho ascoltata non riuscivo a credere alle mie orecchie. Era come se avessi preso uno schiaffo in pieno viso. Un pugno nello stomaco. Di quelli che ti tolgono il fiato. Ho pianto, mi ha fatto davvero male ascoltare quelle parole cantate con leggerezza e, passatemela, completa mancanza di consapevolezza (e di tatto). Poi mi è salita la rabbia. Tanta rabbia… Non è possibile che si lucri sul dolore altrui e che lo si faccia in modo così insulso e crudele. Ci vuole coraggio a farsi portavoce della sofferenza e del lutto di milioni di persone senza sapere realmente di cosa si stia parlando”.

E infine rivolge un appello ai due cantanti: “per questo mio niente e per il niente di tutti quelli che hanno provato, provano e proveranno, siate all’altezza della Vita, fateci un favore… Giocate con argomenti che vi sono più confacenti!”.

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