LUGANO – Marcello Foa ha deciso: querela l’Espresso. “Ebbene sì, ho deciso di querelare L'Espresso. Ieri ho dato mandato ai miei legali, Angelo Ricotti ed Ettore Traini, di procedere in tal senso nei confronti dell'autore dell'articolo Vittorio Malagutti e del direttore Marco Damilano. Sono consapevole che i tempi rischiano di essere lunghi, ma poco importa: il comportamento del settimanale è stato inqualificabile e chiaramente diffamatorio. Allora è giusto procedere per le vie giudiziarie”, scrive su Facebook.
Un’inchiesta del settimanale lo aveva denominato di fatto l’anello di collegamento fra il Ticino e il Movimento 5 Stelle. "Sovranisti? Sì, ma con la cassa in svizzera, c'è la Lega delle leghe predicata da Matteo Salvini", era il titolo.
"Si parte da Silenzi e falsità, sito internet che appoggia il governo di Giuseppe Conte. A capo dell'iniziativa c'è Marcello Dettori, esperto di social media con una parentela importante. Suo fratello Pietro, infatti, è socio di Rousseau, la piattaforma digitale del Movimento 5 Stelle", si leggeva. E Foa entrerebbe, secondo il giornale, in scena fra i clienti segnalati nel sito personale di Pietro Dettori. Non solo un giornalista e un blogger, per chi ha condotto l’inchiesta, bensì “lo troviamo in prima linea nella battaglia sovranista e i suoi commenti compaiono spesso sul sito Silenzi e Falsità", oltre che vicino a Salvini e “in ottimi rapporti con il miliardario svizzero Tito Tettamanti, il fondatore del Gruppo Fidinam, specializzato nella consulenza fiscale internazionale. "I soldi del miliardario svizzero farebbero molto comodo all’internazionale del populismo. Perché il denaro non conosce confini. Neppure per i sovranisti".
Quasi divertita la reazione dello stesso Foa: "La tesi dell'articolo è talmente infondata nelle argomentazioni" continua Foa "e colma di fantasiose e diffamanti insinuazioni, da essere semplicemente ridicola. Il collega che l'ha firmato, tale Vittorio Malagutti, ovviamente non mi ha interpellato, violando le più elementari norme del giornalismo d'inchiesta, e questo la dice lunga sulla serietà di una testata un tempo autorevole. Tra l'altro al famoso pranzo con Steve Bannon a Lugano erano presenti anche Roberto Antonini della RSI e Danilo Taino del Corriere della Sera. Non c'è che dire, un tavolo di loschi congiurati". E non aveva escluso un’eventuale querela.
Anche il Corriere del Ticino aveva preso posizione, fatto che lui ha gradito, “colgo l'occasione per ringraziare il Presidente del gruppo che ho il piacere di dirigere, quello del Corriere del Ticino, Fabio Soldati, e tutto il Consiglio di amministrazione per aver deplorato con elegante sdegno le "insinuazioni, palesemente infondate dell'Espresso".
Soldati aveva infatti firmato una nota in cui, "indipendentemente dalla posizione già presa dall'amministratore delegato, che ha qualificato tali insinuazioni come falsità e che sta valutando un'eventuale azione legale, il Consiglio di Fondazione del Corriere del Ticino ribadisce la propria assoluta indipendenza da qualsiasi movimento politico, e a maggior ragione da partiti o movimenti di altre nazioni”. I principi base, aveva ricordato, sono "il ravvicinamento degli animi fra i partiti politici che perseguono la pacificazione e la prosperità del Paese" e "il principio della laicità delle Stato, con doveroso rispetto della religione cattolica, professata dalla grande maggioranza della popolazione ticinese": “le insinuazioni de "L'Espresso", palesemente infondate, non appartengono alla nostra cultura giornalistica".
E ora Foa, pur consapevole dei tempi lunghi, passa al contrattacco. “Altre azioni legali saranno intraprese in Italia e in Svizzera nei confronti dei siti che hanno ripreso l'articolo del settimanale romano senza dar conto delle smentite o che hanno scritto articoli dalle intenzioni chiaramente ingiuriose”, aggiunge.