CRONACA
Un ex paziente OSC, "la droga si trova anche a Lugano. Ma la compra gente in camicia senza i nostri problemi"
Testimonianza: "non toglieteci la clinica aperta, ci fa sentire ancora vivi e dà un senso alla nostra esistenza. Non creiamo allarmismo che ci stigmatizza ancor di più"

MENDRISIO – Ci siamo indignati per quanto concerne il caso-droga all’OSC. Abbiamo chiesto testimonianze di pazienti. Ed eccone una, raccolta da una nota pagina Facebook.

Non ci trova del tutto d’accordo (ci riserviamo di parlarne più a fondo nei prossimi giorni, ovviamente i dubbi vanno alla parte in cui si giustifica lo spaccio), ma la riportiamo integralmente. Sottoscriviamo ogni virgola in merito a come devono essere percepiti i pazienti psichiatrici dalla società! 

“Io sono un ex paziente della clinica che spesso la frequenta per portare sostegno ad alcuni amici ricoverati e per salutare gli infermieri e i medici che mi hanno curato più volte in questi anni.

Questo articolo è assurdo e crea allarmismo oltre che purtroppo aumentare la stigmatizzazione e la ghettizzazione verso di noi. Noi pazienti che nonostante i nostri problemi cerchiamo di rialzarci dalla malattia e cerchiamo di vivere nella società, non nelle cliniche.

La clinica aperta, la possibilità di fare congedi, le varie attività che svolgiamo sul territorio (carnevale, feste paesane, uscite in piscina, ecc) ci permettono di mantenere un contatto con la società! Grazie a questo ci sentiamo ancora vivi e diamo un senso alla nostra esistenza. Non toglieteci anche questo per favore. La clinica aperta mi fa sentire libero e non in una gabbia! Ci sentiamo liberi anche quando siamo ricoverati! Naturalmente chi sta molto male viene curato all’interno della struttura!

Per quanto riguarda lo spaccio, è vero è un problema purtroppo, ma se vai in discoteca a Lugano è facile uguale trovare droga solo che i clienti sono in camicia e non hanno problemi come noi.

So che per voi non è facile e ci guardate impauriti e con diffidenza, ma siamo persone come voi, che ogni tanto hanno bisogno di cure e per fortuna ci sono persone come gli infermieri e i medici che sono a nostra disposizione (vorrei vedere voi al loro posto quanti giorni resistete, non è facile nemmeno per loro).

Spero che condividete il più possibile questo mio messaggio e che venga pubblicata anche questa mia testimonianza dando voce anche ad un paziente. La stessa cosa vale per i giornali che hanno pubblicato l’articolo.

Noi siamo cittadini come lo siete voi e abbiamo bisogno del vostro aiuto, guardateci con occhi normali e non con sospetto e paura!”

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