BELLINZONA – “È l’unico caso in città”, sottolinea il Municipio di Bellinzona. È stato denominato il palazzo del degrado. Vi sono situazioni al limite dell’immaginabile, con la serratura rotta, rifiuti ovunque, lavori di miglioria sempre promessi e mai effettuati. Ed ora è stato definito inabitabile.
Cosa ne sarà della famiglia che ancora resisteva, assieme a un altro inquilino, con situazioni comunque dubbie a livello di permessi? “Settimana scorsa, il Municipio – alla luce di quanto sopra e previo nuovo sopralluogo esperito dai propri servizi nei giorni precedenti – ha quindi decretato l’inabitabilità dell’intero stabile, lasciando un congruo termine agli ultimi inquilini che risultano ufficialmente domiciliati all’interno (in uno dei 12 appartamenti)”, si legge in una nota. “Si tratta di inquilini per i quali il Comune pure si era fatto parte attiva nella ricerca di una diversa sistemazione, ma che più volte hanno rifiutato l’aiuto dell’amministrazione comunale, verosimilmente perché il tipo di permesso di cui erano al beneficio, e che risulterebbe già da un certo tempo scaduto e non rinnovato, non permetteva l’accesso ad aiuti sociali statali. Il Municipio continuerà a seguire l’evolversi della situazione, peraltro unica nella nostra Città, nei limiti di quanto il diritto amministrativo permette di fare e con l’auspicio che proprietario e amministrazione pongano finalmente mano in base alle proprie competenze di diritto privato a una situazione del tutto indecorosa”.
Oltretutto in uno degli appartamenti vuoti si erano installate delle prostitute, con più interventi delle forze dell’ordine.
Come quello di Pregassona, come i palazzi di via Odescalchi, lo stabile di via Maderno era abitato da persone con problemi, supportate spesso dagli aiuti sociali con cui vivevano (ma fatti uscire uno dopo l’altro dalle autorità).
Agghiacciante quanto fa sapere il Municipio: “la decisione fa seguito a una serie di interventi su più mesi da parte di diversi servizi dell’amministrazione comunale, chiamati, nell’ordine, a risolvere situazioni di disagio sociale, nel frattempo aiutate con successo a trovare altre sistemazioni (nello stabile non vi sono più inquilini che beneficiano di aiuti sociali statali o che hanno diritto a riceverne), a determinare – due anni fa – l’inabitabilità di alcuni appartamenti non più a norma, a decretare – oltre un anno fa – il divieto di domiciliare nuovi inquilini nello stabile, a imporre il divieto d’uso a seguito dell’intervento da parte della Polizia comunale per esercizio abusivo della prostituzione e a seguire, con l’AMB, una procedura federale relativa allo stato dell’impianto elettrico, nel frattempo risolta”.
E il proprietario? Non parla ai media. “La proprietà – un professionista con domicilio a Lucerna - più volte stimolata a trovare, di concerto con i servizi comunali, una soluzione alla situazione indecorosa, è intervenuta con piccoli correttivi, senza però mai risolvere le problematiche più gravi, scaturenti anche da lacune nell’amministrazione dello stabile, spesso assente”, fa notare l’Esecutivo.
Una storia tremenda di degrado che appare quasi incredibile. Eppure è successa, a pochi metri da tutti noi.