NOVAZZANO – Un ragazzo con una spiccata intelligenza, con tanti sogni e tanti hobby, un leader carismatico nel gruppo, cresciuto in un contesto definito difficile. A parlare del 19enne che questa notte ha accoltellato il padre è il suo allenatore di calcio, con voce commossa e la perplessità di chi mette insieme i tasselli.
A partire da quell’assenza… “L’ho visto l’ultima volta venerdì in palestra, ormai dieci giorni fa. Ha saltato inspiegabilmente l’allenamento del mercoledì. Lui è un ragazzo molto corretto, preciso, diligente, amministratore della chat dei ragazzi della squadra, quando non poteva venire ha sempre avviato. Questa volta non l’ha fatto, mi ero ripromesso di chiamarlo per sapere come mai, poi per vari impegni non l’ho fatto. Ci saremmo dovuti vedere sabato scorso, l’appuntamento è saltato per l’indisponibilità dell’altra squadra. Stasera c’è allenamento…”.
Sa che non sarà un momento facile e la società ha richiesto l’intervento di un sostegno.
“In questo momento sto pensando che qualcosa mi aveva confidato in merito ai rapporti col padre. Ero dell’idea che fossero normali discussioni tra padri e figli, come succede spesso. Gli avevo detto che il fatto che lui è nato e cresciuto qui mentre i suoi hanno trascorso metà vita in Sri Lanka può complicare le cose, lo esortavo a avere pazienza. L’idea che mi sono fatto, ma ripeto è una mia impressione, è che questo ragazzo ha un’intelligenza superiore alla media ed essa lo penalizzava nei rapporti col padre, una persona più semplice. Non capiva determinate cose che il figlio non voleva fare, la personalità del ragazzo è talmente forte che probabilmente si sentiva messo in ombra”.
Il giovane voleva studiare psicologia o filosofia, ci racconta il tecnico. “Aveva problemi di vista, a calcio era un po’ penalizzato, faticava a vedere. Con la società avevamo pensato che non avesse i soldi per averli e dunque, nonostante le nostre casse sempre vuote, volevamo trovare il modo di dargli una mano a farsi questi occhiali”.
Il 19enne è un centrocampista. L’allenatore ci confida di come spesso si rivolgeva a lui per far passare un messaggio ai compagni, “è ascoltato da lui, molto serio nello svolgere gli allenamenti”.
La voce che gira è quella di diversi ricoveri coatti. “Mi è arrivata, non so… Una volta mi confidò qualcosa di simile, quanto meno di aver avuto dei problemi e di essere stato visitato forse da uno psicologo, non saprei se è sfociato in un ricovero o sia stato solo seguito”.
Per tre anni, infatti, l’uomo aveva perso di vista il giovane, è tornato a essere il suo allenatore quest’anno. “L’ho trovato più maturo, il cambiamento è stato il diventare più uomo. Si potevano fare ragionamenti seri con lui, è molto informato, maturo, con tante passioni. Per me, un giovane d’oro. Sono colpito, molto”, ripete. “Mi auguro di poterlo vedere…”.
Cosa gli direbbe? “Vedrei trovandomelo davanti, a caldo non saprei. Gli farei tanti auguri. È stato penalizzato dal contesto familiare, ha avuto la sfortuna di aver un padre, a quanto sembra, un po’ violento. Ha sopportato per anni delle situazioni difficili, temo sia esploso. Posso augurargli il meglio. Con i ragazzi vorremmo, se possibile, che possa rimanere nel nostro gruppo, ritornare a allenarsi con noi”.
Stando ai colleghi di tio, verrebbe confermato l'ambiente difficile, col padre che sembra picchiasse la mamma. Che il ragazzo sia intervenuto a difenderla? Potrebbe essere un'ipotesi.