CRONACA
I molinari non mollano e accusano. "Noi non ce ne andiamo. Città ipocrita! Almeno noi il nostro essere illegale lo rivendichiamo"
Lunghissimo e duro comunicato degli autogestiti: "Ci chiedono un unico referente, vuol dire che non hanno capito niente. In tutti questi anni, belle parole e poi il vuoto, mai alternative o soluzioni credibili"

LUGANO – Gli autogestiti non hanno alcuna intenzione di lasciare l’ex Macello. “Il Molino continuerà come da 23 anni a questa parte a proporre le proprie attività all’interno dello spazio e nelle strade. Continuerà a confrontarsi con individui, associazioni, gruppi, collettivi e portare avanti le proprie attività politiche, sociali e culturali. Lo farà come sempre attraverso le iniziative, proiezioni, concerti, teatri, workshop, cene di autofinanziamento, serate solidali, manifestazioni, presidi, che già coinvolgono quella parte della popolazione che l’attuale municipio si ostina a non voler riconoscere. Continuerà a dare forma alle proprie discussioni, pratiche e strategie attraverso le assemblee settimanali”, si legge in un lunghissimo comunicato.

Aspettano la prospettata disdetta della convenzione che permette loro di restare lì. “E a chi chiede – ingenuamente e provocatoriamente – una persona unica e stabile come referente, ribadiamo che si può pure rassegnare. E che se, dopo 23 anni, ancora lo vive come una preoccupazione, è segno evidente che probabilmente dell’autogestione, dell’assemblea, di un funzionamento collettivo, orizzontale, antiautoritario e aperto non ha – al di là di tante parole – ancora capito nulla”, dicono alla città i molinari. 

I quali ricordano che lo stabile in stato di abbandono lo era quando sono entrati loro, nel 2003, e che l’interesse del Comune è per la posizione strategia. Una Città, a loro dire, incapace di una programmazione. “Le stesse politiche che per decenni hanno portato all’assenza di dormitori, alla privatizzazione quasi totale delle rive lacustri, alla mancanza di piste ciclabili, allo svuotamento delle piazze e del centro città in tutte le sue forme di vita: in poche parole alla distruzione del tessuto sociale. E non da ultimo alla chiusura dei bagni pubblici necessaria per risanare le finanze (!) di un municipio allo sbando. Ma quanto sa essere piccola (e ipocrita) questa città?”, accusano.

Negli anni, si sono susseguite tante proposte, per quello spazio. “Ci vien da sorridere quando pensiamo alle tante belle parole dei vari politici che negli ultimi anni (o meglio dal lontano 1996!), con modalità, tempi e credibilità variabili hanno esortato l’assemblea del CSOA IL MOLINO a instaurare un dialogo serio e continuo con le autorità in modo da poter trovare una soluzione che potesse rendere tutt* felici e riconsegnare la struttura alla popolazione. Tutto questo nel pieno riconoscimento del valore dell’esperienza autogestita. Belle parole, e poi…? Il vuoto. E nonostante più volte abbiamo ripetuto che non avremmo nessun problema qualora venissero dati gli spazi liberi dell’ex-Macello ad altri gruppi e associazioni, ora l’autogestione lì non è più pensabile, perché “non in grado di collaborare”. Quanta superbia, caro Marco”, rivolgendosi direttamente al sindaco Borradori, mettendo in dubbio il fatto che nessuno voglia uno sgombero forzato.

“Siamo consapevoli che l’autogestione, così come la intendiamo e pratichiamo, proprio non la digeriscono e ci può anche stare. Proprio per questo motivo il tutto si riduce al solito teatrino mediatico e alla ciclica strumentalizzazione per un pugno di voti. E che si noti bene, i municipi che si sono susseguiti non hanno MAI messo sul tavolo proposte, alternative e/o soluzioni che avessero un minimo di credibilità e consistenza. Solo tanti bla-bla, bugie, demistificazioni e interviste alla stampa. Poca volontà politica, tante parole vuote”, proseguono, citando Bertini, chiamato “lo sceriffo”, il quale sostiene che al momento di spazi da assegnar loro non ve ne sono.

Per poi lanciare la stoccata finale: le bollette son sempre state pagate, gli incendi, semmai, si sono sviluppati nella parte gestita dal Municipio. “Se lorsignori vogliono fare i legalisti fino in fondo dovrebbero sviluppare una parvenza di autocritica su come sono state portate avanti le politiche della città e su alcuni insospettabili politici che negli anni hanno occupato posti in municipio. Senza fare nomi o riesumare vicende che nell’illegalità si sono sviluppate, ma che in un modo o nell’altro hanno dato forma alla “Grande” Lugano. La lista sarebbe troppo lunga e la presa in giro ancor di più! Il Molino, almeno, il suo essere “illegale” se lo rivendica senza patemi e senza ipocrisia, come parte intrinseca della sua stessa natura”.

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